Un pomeriggio da Campioni a Radio Radio, Francesco Totti e Marcello Lippi sono intervenuti ai nostri microfoni, raccontandosi a 360 gradi. In collegamento con Zeljko Pantelic ed Enrico Camelio il giornalista Paolo Condò e il direttore Ilario Di Giovambattista.

Ecco l’intervista completa a Francesco Totti e Marcello Lippi.

Totti e Lippi raccontano il Mondiale del 2006

Come nasce il rapporto di affetto e stima tra Marcello Lippi e Francesco Totti? E’ con il famoso infortunio un po’ drammatico che si salda il rapporto?

LIPPI: “C’era una grande stima da parte mia anche prima dell’infortunio, io vedevo che stava nascendo qualcosa di importante, che questi ragazzi stavano insieme, che avevano voglia di stare insieme. Il segreto delle grandi squadre è quello lì. E’ la voglia e la capacità di stare insieme dei grandi campioni. E quando quel giorno di febbraio Francesco si fece male io ebbi un colpetto mica male vedendo le partite. Mancava poco al mondiale. La mattina dopo mi alzai presto, presi la macchina e andai a Roma in clinica. Quando Francesco mi vide disse: ‘Come mai già qua? A che ora è partito?’. E io risposi: ‘Sono partito presto’. E lui: ‘Mi dispiace Mister, purtroppo…’ E io: ‘Purtroppo che? Tu guarisci, stai tranquillo, sereno, recupera, vedrai che vieni al mondiale’. Lo feci immediatamente questo pensiero, non come calcolo. Perché lo sentivo. Ero sicuro che ce lui l’avrebbe fatta. Magari non sarebbe stato al 100% all’inizio… Perché la volontà in questo gruppo, la voglia, la convinzione era quella di andare avanti, di andare in fondo nonostante fosse successo tutto quello che era successo. Francesco questo lo ha apprezzato molto. Avrebbe messo certamente grande impegno, ma questa cosa l’ha apprezzata. Il fatto che lui ce la potesse fare era il pensiero di tutti, non era soltanto il mio. Tutti i suoi compagni, tutti i grandi calciatori che facevano parte della nazionale. Loro me lo dicevano: ‘Mister cerchiamo di recuperare, meglio Totti al 50% che un altro all’80 o al 90%’. Era convinzione di tutti che Francesco dovesse fare quel mondiale.

TOTTI: “I miei ricordi del mondiale, levando l’infortunio di qualche mese prima, sono tutti positivi. Oltre ad aver conosciuto un grande allenatore ho conosciuto un uomo spettacolare, un padre. Mi ha coccolato in tutto e per tutto, ha cercato in tutti i modi di darmi forza e voglia di disputare quel mondiale. Con un piccolo incontro a Villa Stuart mi ha fatto scattare qualcosa nella mia testa. Negli allenamenti mi prendeva da parte, mi faceva correre di più, mi faceva fare esercizi specifici. C’era una sintonia diversa da tanti altri allenatori, c’era un rapporto che andava oltre il calcio, questa è stata la vittoria più bella”.

Molto diverso rispetto a Spalletti…

TOTTI: “Due allenatori diversi, opinioni diverse, pensieri diversi. Rispettabilissimi entrambi”.

C’è una storia su Totti di quando incontra la nazionale di Lippi…

LIPPI: “Francesco si fece male alla caviglia prima della partita. Mi telefonò il medico e mi disse che non poteva venire perché si era fatto male alla caviglia. Io dissi: ‘Ma fatelo venire, voglio che stia un po’ con i compagni, che gli faccia sapere quanto gli dispiaccia non venire, ho piacere che venga, ci voglio fare una chiacchierata io…’ Dopo mezz’ora mi chiama Baldini e mi dice: ‘Guarda Marcello che Totti sta male…’ E io: ‘Fatelo venire’. Mi chiama lui e mi dice: ‘Mister ma io ho male alla caviglia…’ E io: ‘Sì Francesco, ma vieni. Voglio fare una chiacchierata con te. Voglio che tutti i giocatori che sono infortunati vengano, stiano un po’ con i compagni, parlino con loro, gli facciano capire quanto gli dispiace non esserci e poi se hanno male è chiaro che tornano a casa’. Era la prima partita che facevamo. Lui è venuto, aveva male alla caviglia effettivamente, ha visto tutto l’allenamento, ha dormito con noi, abbiamo chiacchierato e da quel giorno lì nessun giocatore in nessun’altra convocazione si è più permesso di non venire o di non rispondere alle convocazioni. Mi ricordo che una volta mi chiamò Galliani e mi disse di parlare io con Gattuso perché sembrava matto, era ingessato e con le stampelle e voleva andare a Coverciano. Io gli dissi: ‘Ha ragione!’. E lui venne a Coverciano. Mi ricordo che quel giorno pioveva, facevamo l’allenamento in palestra e lui era in mezzo ai compagni con le stampelle, scherzava. E tutti: ‘Ma non hai niente, buffone’. E lui che girava con le stampelle”.

Marcello Lippi la notte prima della finale ha dormito?

LIPPI: “Io ho dormito. So che Gattuso ha passeggiato fino alle tre, le quattro del mattino, o giocava a scopa, non lo so. Io non è che andavo nelle camere dei giocatori. Vi racconto questa, quando eravamo ancora a Coverciano che Gattuso si era fatto male al quadricipite, Castellazzi lo ha accompagnato a fare la risonanza. Quando sono tornati, io ero sempre in campo, Castellazzi è venuto verso di me, mi guardava e mi faceva il segno della misura della cicatrice scuotendo la testa. C’era Gattuso trenta metri indietro che diceva: ‘Non vi permettete di lasciarmi a casa perché io mi attacco al pullman’. E io: ‘Stai tranquillo che vieni’. Poi non ha giocato alla prima partita, è entrato alla seconda quando fu espulso De Rossi con gli Stati Uniti e ha fatto tutto il mondiale. Un altro ci avrebbe messo due mesi a guarire, lui una settimana”.

Come avete fatto a integrarvi pur essendo simboli di due società, la Roma e la Juve, abbastanza ‘nemiche’ a livello sportivo? E’ vero che la nazionale può creare un clima di appartenenza in cui ci si dimentica il resto?

LIPPI: “Sì è vero. Io ho scherzato tante volte con Francesco. Gli ricordavo quando lui fece il cenno del quattro con la mano per il 4-0… Lui era il simbolo della Roma e la Roma che batte la Juve 4-0… Quel simbolo non era per me, ci abbiamo scherzato. Ma poi basta. Non c’era mai l’Inter, la Juve, la Roma, il Napoli, non si parlava mai di quello. Si parlava della grande squadra che stava nascendo, che stava crescendo. Forse tante persone non lo sanno, ma quel gruppo lì ha perso una partita in due anni. Non perdeva mai. Perché c’era un’unità di intenti, una voglia di mettersi a disposizione e ognuno si dimenticava quelle che erano le realtà del campionato, le rivalità e anche i litigi”.

TOTTI: “La risposta è semplicissima: eravamo in Nazionale e pensavamo solo alla Nazionale. L’unione era la nostra forza, essere i capitani dei propri club non importava, l’unico obiettivo era portare la Nazionale il più lontano possibile. Con la forza e la determinazione di ogni giocatore siamo arrivati sul tetto più alto del mondo. Eravamo un unico club italiano”.

Lippi è mai stato vicino alla Roma?

LIPPI: “Sì, ci sono stato vicino. Abbiamo parlato qualche volta, però poi non c’è mai stata la possibilità di proseguire il discorso”.

Cosa distingue un grande allenatore?

TOTTI: “Quando alleni una grande squadra vuol dire che sei un grande allenatore. Con un grande allenatore quello che serve al gruppo è di essere aiutato, di stare bene e tranquillo, non di stare sempre a sentire quello che devi fare. Quando ci sono i campioni in squadra per l’allenatore è tutto più facile, l’allenatore deve essere bravo a gestire il gruppo. Questo è quello che ha sempre fatto il mister Lippi”.

LIPPI: “Io penso da sempre che se alleni la Juve, il Milan, l’Inter, la Roma, queste squadre qua, un minimo di competenza tecnica ci sarà. Poi c’è chi fa 3-4-3, 3-4-1-2, 5-3-2, non è quella la cosa importante. Non è per quello che si vince. Non è perché si fa meglio il pressing o i raddoppi di marcatura. Vince chi riesce a entrare maggiormente nella testa dei propri giocatori. Vince chi riesce a convincere i propri giocatori, le proprie eccellenze, perché in certe squadre ci sono delle eccellenze, a mettersi a disposizione l’uno dell’altro, a diventare una squadra, a cooperare. E’ la cosa più difficile, ma si vince per quello. Non perché si è più preparati tatticamente.

Con Lippi la Roma avrebbe vinto qualche scudetto in più?

TOTTI: “Per me non è venuto alla Roma perché non c’era la squadra per vincere il campionato. Però è certo che ci avrebbe dato qualcosina in più”.

Totti e Lippi si raccontano.

Cosa c’è nel vostro futuro?

LIPPI: ” Sono venuto via dalla Cina recentemente, avevo finito con la Coppa d’Asia 2018 e poi dopo è successo che il Presidente Xi Jinping è venuto in Italia e mi ha invitato al cerimoniale con il Presidente della Repubblica. Sono ritornato a cercare di fare questa qualifica per i mondiali del Qatar che si fa in due fasi. Abbiamo giocato, abbiamo battuto squadre abbastanza modeste, poi appena abbiamo incontrato squadre un pochino più resistenti abbiamo mostrato i nostri limiti. Lì mi sono reso conto che il mio impegno era finito e ho lasciato perdere. Adesso sono tornato definitivamente in Italia. L’idea è quella di non allenare più in Italia, di non allenare più una squadra di club. Poi magari me ne sto qualche mese a casa e mi ritorna la voglia di fare qualcosa. Ma l’idea è quella di non allenare più una squadra di club. Dirigente? Magari fare il direttore tecnico di una squadra seria, con un bel programma, mi potrebbe piacere. Se capiterà vediamo. Magari tra qualche tempo capita un’altra nazionale… Però per il momento l’allenatore non lo voglio fare. In Italia soprattutto”.

TOTTI : “Sto iniziando questo nuovo percorso ma è ancora tutto da definire. Vorrei far crescere giovani italiani e stranieri portandoli più in alto possibile. Dargli una mano a capire la realtà calcistica, dopo 30 anni di calcio un po’ di esperienza ne ho… questo lavoro è soprattutto scouting”.

Come va con Zaniolo, è un tuo inquilino…

TOTTI: “Faccio una battuta: in quella casa, dove sono stato io 15 anni, ci ho messo Alisson che è diventato il portiere più forte del mondo e Zaniolo che da quando è entrato la dentro ha iniziato a fare gol”.

E se Zaniolo andasse in Premier?

TOTTI: “Sarà una decisione della società”

Un giudizio su Cristian calciatore?

TOTTI: “La cosa che mi piace di più di Cristian è che è appassionato. Fare una cosa che ti piace è la cosa più importante perché lo fai con un’altra testa, un altro spirito. Mi ha fatto capire che questo è il suo percorso, io lo indirizzerò ma sarà lui a dover far vedere se ha qualità o meno.

Se Friedkin prendesse la Roma e capisse che i romanisti sono legati indissolubilmente con Totti, tu torneresti?

TOTTI: “Io ho un carattere abbastanza forte, sono permaloso… rosicone. Quando io prendo un percorso lo porto a termine. Se in questo momento venisse qualcuno a chiedermi di tornare alla Roma mi metterebbe in difficoltà, però gli direi di no per rispetto della mia decisione. Voglio prendere questa strada, voglio fare una nuova esperienza. Spero che quest’altro americano possa venire ma io ne dubito… una volta che metti mano dentro capisci la realtà che c’è dentro la Roma… io ne so qualcosa. Spero che i tifosi della Roma possano tornare ad alti livelli, con un Presidente che possa mettere tanti di quei soldi da poter vincere tutto il possibile. Senza nulla togliere a Pallotta, ognuno ha i suoi pensieri e i suoi movimenti. Comunque in questo momento vado nella mia direzione”.

Juve-Inter, quanto è credibile questa Inter? Secondo Marcello Lippi la Juve può tornare a vincere la Champions?

LIPPI: “Io credo che l’Inter possa durare e possa anche crescere. Credo però che molti non abbiano fatto una considerazione sulla Juventus e cioè che la Juventus è l’unica squadra imbattuta. Questa squadra è destinata a crescere, a giocare sempre di più il calcio che gli vuol far fare questo allenatore, è destinata a far crescere i suoi campioni, a recuperare giocatori. Ha una rosa che non credo abbia nessuno in Europa e fino adesso si è espressa al 60-70%. Questa è una considerazione che chi ha intenzione di vincere il campionato deve fare. Per quanto riguarda la Champions League io credo che la Juve fino a tre o quattro anni fa era subito dietro a Barcellona, Real Madrid, Manchester, ecc… Adesso è insieme a quel gruppetto di tre quattro squadre e ha le stesse possibilità. Ci può entrare anche il Paris Saint-Germain quest’anno probabilmente. Poi dipende da come arrivi. La Champions si decide a marzo. Se arrivi ai quarti di finale e vai a giocare che ti mancano giocatori importanti o che non sono in forma, o hai qualche squalificato… Devi arrivare in condizione e con tutti i tuoi migliori giocatori”.

Totti-Del Piero visti da Marcello Lippi

LIPPI :”Due numeri 10 straordinari. Chi è più forte? Non lo dirò mai. E’ come dire Pelè-Maradona, Cristiano Ronaldo-Messi. Però avendo bisogno anche di altri attaccanti con altre caratteristiche difficilmente giocavano insieme”.

Ti piacerebbe vedere la maglia numero 10 sulle spalle di Zaniolo, la potrebbe meritare?

TOTTI: “Io dal di fuori, per il bene di Zaniolo, non farei i paragoni con 10, Totti, etc… Se Zaniolo continuerà così, e lo spero, meriterà tutto il meglio che il calcio gli possa riservare. Cerchiamo di farlo crescere, è giovane. Mi ricordo quando stavo con Mazzone e tutti dicevano Totti, Totti Totti… più facevano così e più il mister si arrabbiava. Penso che lui ormai abbia capito la mentalità romana, io comunque spero che possa rimanere a Roma il più a lungo possibile anche se credo che non sarà così”.

LIPPI: “Tutti i giovani di grande talento, le grandi novità, sono osservati dai grandi club. Il fatto che lo stia osservando il Paris Saint-Germain vuol dire sarà per forza venduto. Tutti i grandi campioni, anche gli stessi Totti e Del Piero erano osservati dalle grandi squadre, però poi dopo diventano i simboli delle loro squadre e fanno carriera nelle loro squadre. Zaniolo è un grande talento, però abbina anche alle ottime qualità tecniche una forza fisica, una corsa, una potenza atletica che lo differenzia un pochino dal tipo di giocatore che può essere stato Totti o Del Piero. Credo che può fare una splendida carriera, ma non penso che possa arrivare a fare una carriera come ha fatto Totti”.

Il tottismo ha aiutato la Roma e te o è stato un freno?

TOTTI: “Diciamo che… avercene di Totti in squadra. Penso che i problemi li creavano o i giornalisti o alcuni tifosi che remavano contro Totti e contro la Roma. Totti giocava per la Roma e basta, Totti ha giocato per la Roma anche con una gamba sola. Lo ripeterò sempre. Nessuno si deve azzardare a dire che Totti ha messo lui davanti alla Roma. Ho giocato sempre per la Roma, e sarò sempre grato alla Roma per avermi dato questa possibilità”.


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