I giochi, anche se quando ci sono in ballo i sentimenti di tutto si può parlare meno che di giochi, a questo punto sembrano fatti. I sentimenti sono quelli di tutta una tifoseria; anzi: di un popolo tifoso, che rende meglio l’idea. 

Il fatto che ieri non sia stato deciso (o non comunicato) nulla rende un piccolo merito agli sforzi dell’amministratore delegato Fienga di buttare il più possibile la palla in tribuna, per così dire, pur di provare a ricucire strappi che potrebbero essere ormai diventati veri e propri squarci.

Proviamo a isolare i passaggi che, recentemente, hanno portato all’inasprimento della situazione:

1) Durante la conferenza di saluto di Daniele De Rossi, quest’ultimo si augura pubblicamente che il Totti dirigente abbia più potere decisionale. È la certificazione pubblica di uno stato di cose che nella Roma crea imbarazzo, esternato dal più importante simbolo di romanismo dopo lo stesso Totti.

2) Totti è stato chiamato a spendersi in prima persona, mettendo in campo i suoi rapporti personali, per convincere prima Conte, poi Gattuso e magari qualche altro.

3) Le definizioni del ruolo: qualche settimana fa era stata adoperata la dicitura, a nostro avviso fumosa, di “responsabile tecnico”, con una serie di altrettanto fumose specifiche circa l’operatività che Totti avrebbe avuto. Ora si è passati al più tradizionale “direttore tecnico”, ma è chiaro come a questo punto abbia preso campo il sospetto, non solo in Totti, che dietro le parole possa esserci poca sostanza.

4) Indicazioni, scelte e pareri di Totti sono stati sistematicamente scavalcati dalle scelte di Franco Baldini, perenne “convitato di pietra” di tutti i nostri discorsi e dei nostri articoli.

5) A un millimetro dal triste traguardo di un’uscita di scena che farebbe tremare Trigoria fin dalle fondamenta, Pallotta si spende in un’apertura che sa molto di estremo e tardivo tentativo riparatore, tra l’altro con responsabilizzazione forzata nei confronti dello stesso Totti. Il quale, nel frattempo, magari starà anche pensando che, vetrina per vetrina, allora è meglio il lustro di un incarico federale, in seno alla Nazionale, come ambasciatore degli Azzuri nelle grandi rassegne calcistiche continentali e mondiali. Gravina gliene ha già parlato. 

In conclusione: potremo continuare a discutere all’infinito su quale sarebbe (e non sarà forse più) l’incarico tagliato su misura per il Totti dirigente, di certo non meritava la “supercazzola” a cui per mesi (anni?) è stato sottoposto.