Non la prima, ma di sicuro una delle più devastanti, la drammatica crisi che vede coinvolta, in questi ultimi giorni, rappresentanti al vertice della magistratura. L’inchiesta di Perugia ha condotto all’autosospensione di quattro consiglieri dalle proprie attività consolari del Csm, uno scandalo finito su tutte le prime pagine dei giornali.

Ma che cos’è il Csm? Quali funzioni svolge? E qual è stato il casus belli che ha sollevato la polvere sotto il tappeto di un organo che non dovrebbe avere, se non altro per definizione, rapporti di natura illecita?

Csm: che cos’è e come funziona

Enciclopedia alla mano, per definizione il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm appunto) è un organo di rilievo costituzionale cui spetta “il compito di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura ordinaria“. In base all’articolo 105 della Costituzione, al Csm compete, tra le sue mansioni, le assunzioni, le assegnazioni degli incarichi, le promozioni e i trasferimenti, disciplinari e non, dei magistrati. Composto da 27 membri, dei quali 1/3 vengono eletti dal Parlamento in seduta comune e 2/3 dagli stessi magistrati ordinari, al Csm i rappresentanti restano in carica per 4 anni e non sono immediatamente rieleggibili.

Scandalo nomine Csm: le indagini e il caso Palamara

L’anno scorso, nel 2018, fu aperto un fascicolo, che mette in luce la presunta esistenza di un sistema di corruzione all’interno dell’organo. In questa spirale che, in cambio di viaggi, regali e bustarelle, permetteva ai diretti interessati di condizionare sentenze presso il Consiglio di Stato e di stilare dossier a vantaggio dei singoli, fa capolino una figura chiave per l’inchiesta: Luca Palamara.

Pm, ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm). Palamara è indagato per corruzione dalla Procura di Perugia con l’accusa di aver ricevuto regali e soldi per pilotare le nomine dei vertici di diverse Procure italiane. Secondo le ricostruzioni della Guardia di Finanza, il magistrato partecipava ad incontri ‘segreti’, dal 9 al 16 maggio, per discutere le nomine degli uffici giudiziari, in particolare quelli di Roma, Perugia e Brescia. Al tavolo delle trattative avrebbero preso parte i politici del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri, e i consiglieri del Csm, che si sono poi autosospesi, Antonio Lepre, Corrado Cantoni, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli.

Il diretto interessato ha negato ogni coinvolgimento con azioni illecite, respingendo le accuse e sostenendo di voler “dimostrare che non sono un corrotto. Per questo, ho allegato alla memoria tutti i dettagli sulle spese da me sostenute dal 2011 a oggi: estratti conto, prelevamenti e ogni movimento bancario“.

Per quanto riguarda i rapporti con deputati Lotti e Ferri e “le altre persone con le quali, viste le cariche che ho ricoperto dal 2008 in poi, ho avuto frequentazioni” Palamara ha detto che chiarirà il tutto “in una seconda fase“.

Le dichiarazioni di David Ermini

Chi, invece, sostiene che non si tratti di uno scandalo ma che il Csm abbia subito “una ferita profonda“, non vuole minimizzare l’accaduto ma è intenzionato ad andare avanti è David Ermini. Il vicepresidente del Csm ha detto che “gli eventi di questi giorni hanno inferto una ferita profonda alla magistratura e al Consiglio Superiore. Profonda e dolorosa. E oggi siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti. Noi e l’istituzione che qui rappresentiamo“.

Ermini ha tuttavia, al termine di un incontro, invitato i quattro consiglieri autosospesi del Csm a prendere in tempi rapidi una decisione in merito alla vicenda che li vedrebbe coinvolti. Parola d’ordine è senso di responsabilità. I diretti interessati hanno assicurato che prenderanno una decisione celermente.

Csm: il progetto di riforma

E i rappresentanti della classe politica? Come intendono far fronte a questi ultimi risvolti e a un’ombra oscura che aleggia pesantemente da tempo nella magistratura?

Tra le varie proposte istituzionali, fa capolino su tutte un progetto di riforma, tenuto al caldo fino a dieci giorni fa. Lanciata dall’ex procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, la misura prevede di scegliere i membri del Csm non più per elezione ma per sorteggio. Ma, a meno che non si modifichi la Costituzione, all’interno della quale è prevista esplicitamente l’elezione dei membri, la messa in pratica di un sorteggio non è attuabile. Il rimedio, quindi, potrebbe rivelarsi fine a se stesso.