Approvata e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, sbarca la “nuova” legge sui documenti d’identità e non solo, nei quali torna la dicitura – non troppo nuova – “Padre” e “Madre”.
Archiviati dunque i sostantivi “genitore 1 e 2” che tanto dibattito avevano suscitato al momento dell’introduzione.

Jacopo Morrone (Lega): “Coppie Omosessuali? Ecco cosa penso”

Più che un semplice pro-forma per molti, che vedevano dietro questa decisione una sorta di attacco alle famiglie cosiddette “di fatto”, o naturali; un provvedimento inclusivo per altri, che consideravano il nuovo appellativo alle figure genitoriali nelle carte d’identità un particolare segno di civiltà.
Sostanza insomma, e non semplice forma avrebbe spinto il Sottosegretario di Stato del Ministero della giustizia Jacopo Morrone a votare per questo provvedimento: “Questo Governo sta dimostrando di tutelare la famiglia“, ha detto a Lavori in Corso, “sulle coppie omosessuali posso dire che noi non andiamo a guardare nella loro serratura“. Chiara e netta la posizione dell’onorevole della Lega, il quale ha accostato il provvedimento alle altre decisioni del Governo gialloverde: “Si possono avere tutti gli scontri etici possibili, possiamo pensarla diversamente su tutto, ma penso che un esecutivo debba avere un indirizzo: abbiamo fatto leggi per la famiglia, per la sicurezza e per l’economia e nessuno può dire che non stiamo dando quest’ indirizzo“.

“Legge discriminatoria”: parla Fabrizio Marrazzo (Gay Center)

Il portavoce Gay Center Fabrizio Marrazzo considera invece la nuova norma un “provvedimento discriminatorio“, senza aggiungere ragionamenti intricati ma partendo da un semplice presupposto: “Innanzitutto anche prima del provvedimento della Kyenge nelle scuole trovavamo la dicitura ‘firma di un genitore o di chi ne fa le veci’, questo perché esistono – non una sola – ma più famiglie, le famiglie con genitori separati, con un solo genitore e ovviamente quelle omosessuali”. Per di più come specifica Marrazzo, “non c’erano i numeri vicino al sostantivo ‘genitore’, si tratta di fake news“.
Strano che un “proforma” dl genere possa generare un dibattito tanto ampio, in quella che forse è più una disputa politica, nella quale ognuno è perfettamente serrato nella propria opinione e forse per questo si fatica a venirne a capo.