Un cast inaspettato, una sceneggiatura ben studiata e tutte le (note) verità sul PD rispetto alle quali non dovremmo mai smettere di riflettere. Loro si fanno chiamare Estremi-Rimedi e il loro video da 400 mila visualizzazioni ci ha ricordato di quale sinistra avremmo veramente bisogno.

“Menomale che Cristo c’è”

“Altro che primarie, solo un miracolo può salvare il PD” recita il sottotitolo del cortometraggio del duo comico milanese. Ed è quello che accade: Gesù Cristo, in persona, diventa il leader del Partito Democratico. Funziona? Di fronte a certe criticità, forse, non può nulla nemmeno lui.

Il punto di partenza è cosa già nota e pure banale: qualcuno sa che fine ha fatto la sinistra? Il Partito Democratico per riemergere ha bisogno di un miracolo. E allora chi, se non lui?

Non è un fatto di religione

Video a parte, Gesù Cristo è davvero il potenziale punto di partenza di una nuova sinistra e no, non è una questione religiosa, ma di ciò che la sua figura dovrebbe rappresentare.

Vicino agli ultimi, umile, impegnato, ma soprattutto senza manie di grandezza e bramosia di una posizione. A differenza del classico candidato, il Gesù Cristo leader di partito cammina davvero tra la folla, non curante di look, bonus ristoranti e auto lucide. E’ un leader armato di diritti civili, che crede nel multiculturalismo e che lascia ai libri i principi base della rivoluzione.

Democrazia Cristiana e povertà

Che il PD sia un centrosinistra più centro che sinistra, questo video serve solo a ricordarcelo. Onore al merito, lo fa in modo efficace, restituendo al partito giusto la casacca giusta. Ma scandali e fratture interne non sono che una cornice già nota di una campagna elettorale iniziata nel ’94 e mai finita. Perché non c’è partito che non abbia scheletri nell’armadio da vendere e non c’è leader che non abbia attraversato lo stesso ciclo di promesse-scandali-debito e infine totale sparizione dagli schermi.

Dov’è finita allora la sinistra?

La “vera” sinistra è impegnata a sbarcare il lunario e, nella disillusione, alla rivoluzione preferisce le serie TV di Netflix e i beveroni populisti di Matteo Salvini.

Figlia della povertà, della disperazione, della rabbia, la rivolta fermenta nei bassifondi, nella presa di coscienza che il lavoro è una piramide che inizia dal basso e che quel basso, quando si ferma, può fare danni. Come può scoppiare se sono tutti impegnati a farsi una guerra tra poveri?

La sinistra è nel popolo che conosce la noia, che conosce quei momenti senza qualche video in autoplay da guardare, in cui costringersi a mettersi faccia a faccia con sé stessi a chiedersi se non si voglia qualcosa di più da questa vita che non il semplice arrivare a fine mese. Come può risorgere quando lo spettacolo è tanto più attraente della fatica?

La sinistra, poi, è nei giovani. Ma la gioventù è distratta, perché è cresciuta sentendosi dire che “politica” sono solo Fascismo e Comunismo, che andare a votare non serve a niente e che non cambierà mai nulla perché “tanto è tutto un magna magna”.

Così, anziché indignarsi per sé stessa e fomentare il piccolo rivoluzionario che ha dentro, la sinistra non sa nemmeno di essere sinistra e rimane sopita. Si aggrappa al primo leader carismatico che gli impacchetta un nemico con cui prendersela. Si distrae con dispositivi e piattaforme che le danno importanza. Si illude che bastino un commento e una condivisione a fare la rivoluzione.

E rimane silente, comunque nella miseria, ma più arrabbiata e nei confronti dell’avversario sbagliato.