Non è sempre domenica. La Juventus esce dalla coppa Italia conquistata nelle ultime quattro edizioni, battuta dall’Atalanta e dalla propria presunzione, oltre che dalla prestazione mediocre e ridicola di tutta la squadra. L’infortunio di Chiellini non basta per giustificare le distrazioni difensive di chi difensore vero non è, dico Cancelo, sciagurato narciso sul primo gol, e Alex Sandro in piena confusione sul raddoppio di Zapata. L’espulsione di Allegri, furibondo per un intervento falloso su Dybala non fischiato da Pasqua e che ha portato all’azione del secondo gol atalantino, ha ribadito la seratina dei bianconeri alle prese con una crisi di organico.

Proprio così: fuori Bonucci, fuori Chiellini, ecco che De Sciglio, un altro coniglio, è stato spostato al centro mentre Caceres si era già tolto la giubba per entrare in gioco ma è stato tenuto in panchina per paura (roba da matti!) preferendo mischiare le carte della terza linea juventina. Assente Mandzukic la Juventus continua a giocare senza centravanti (unica squadra in serie A e forse in Europa), Dybala sta a quaranta metri dalla porta, Bernardeschi e Ronaldo svariano sulle zone esterne, ci sarebbe il ragazzo Kean, ideale per il contropiede ma Allegri non lo rischia nemmeno in caso di strage ed è chiaro che in avanti mancano le soluzioni alternative. L’Atalanta ha perso Ilicic per guaio muscolare ma non certo l’idea di molestare la Juve, il vantaggio è ampiamente meritato per l’attenzione riconosciuta al lavoro di Gasperini. Per la Juventus si tratta di una eliminazione pesante, soprattutto per gli infortuni che la privano di un altro difensore titolare, dopo Bonucci, e di un mercato già chiuso per assenza di denari.

Post scriptum: Gasperini vincente in panchina, Conte osservatore in tribuna e Allegri espulso: percepite perfide risate.

Tony Damascelli