Sarà da mandare a memoria questo giorno dell’Immacolata Concezione. Per tutte e due le squadre romane. Pareggi bastardi, acidi, cattivi, quello della Roma è stato fantascientifico e definito da errori e presunzioni, quello della Lazio incredibile per lo sviluppo, per un finale da film thriller. Partita stranissima con una sola squadra che ha dominato, la Lazio, e un’altra che ha pensato di vivere con il gol di Quagliarella per poi arretrare e difendersi strenuamente rinunciando al gioco. Per poi rialzarsi quando sembrava giustiziata. Il fallo di gomito di Andersen sembrava davvero aver segnato la fine della Sampdoria e restituito il risultato ai laziali. Poi Saponara, con la squadra in inferiorità numerica per l’espulsione di Bereszynski ha inventato il pareggio all’ultimo respiro. Partite così ti portano via una fetta di vita, e ti iniettano veleno nel corpo, passando dall’euforia alla disperazione.

E’ la solita legge di questo sport che non si presta a letture scientifiche ma, spesso, è figlia del caso, dell’imprevedibile e dell’imprevisto. La Lazio si ritrova  tra le mani la polvere di un pareggio inutile, maledetto. Perché ha fatto l’impossibile per vincere, spesso con la pancia più che con la testa, Inzaghi ha tentato ogni carta che avesse a disposizione, sul fronte sinistro la squadra ha offerto le cose migliori, sul fronte opposto, invece, si è smarrita nel nulla di Patric, pericoloso per sé e per i suoi sodali. Immobile ha trovato sulla propria strada un portiere reattivo, attento, a parte la gaffe iniziale. Audero ha ventuno anni e di lui si parlerà moltissimo. Ieri sera ha salvato la squadra dal tracollo, i laziali spuntavano da ogni dove. Ci sono stai momenti in cui i biancazzurri sembravano venti. E attaccavano a testa bassa. Però quelli della Sampdoria sembravano trenta. E si difendevano come in un fortino. Una partita dei bei tempi, catenaccio e avanti tutta.

Un pareggio differente da quello romanista a Cagliari, un pareggio ugualmente amaro, perché che altro avrebbe potuto fare la squadra di Inzaghi? Ha attaccato, ha tirato in porta, ha sfiorato, uno, due, tre volte il gol, uno, clamoroso bruciato da Milinkovic Savic. La Sampdoria torna a casa con un punto non meritato ma nulla ha rubato, avrebbe potuto crollare dopo il rigore di Immobile, ha provato con la disperazione dell’ultimo tiro in porta e così è stato. E’ il calcio, non è altro.

Tony Damascelli