Oggi apro i giornali e leggo di voci provenienti anche dai partiti provenienti da quella che dovrebbe essere l’area sovranista che dicono che la via maestra sono le urne, che bisogna tornare a votare, ma che però a certe condizioni e per un periodo limitato si potrebbe pensare di appoggiare il Governo Draghi: ecco che gli italiani vengono attirati nuovamente nella trappola per topi delle future elezioni, usate al posto del formaggio.

Chiariamo subito una cosa: il precedente governo tecnico è stato quello di Monti, anche lui uomo “Goldman Sachs” come Draghi. Mettiamo che noi in passato avessimo imposto a Monti una finestra temporale molto breve per governare, in attesa di rimandare al voto gli italiani (quello che stanno chiedendo a Draghi). Mario Monti entra in carica a novembre 2011, ma ad aprile 2012, ossia cinque mesi dopo, ha già modificato la Costituzione per inserire il pareggio di bilancio: non si era mai vista nella storia della Repubblica italiana una legge costituzionale approvata in tempi così brevi, se si pensa che tra una lettura e l’altra devono passare almeno tre mesi.
Monti poi ratifica il Fiscal Compact e il Mes a luglio 2012, dopo soli otto mesi del suo Governo: a quel punto poteva anche andare a casa.

Quello che aveva firmato e ratificato aveva già vincolato per sempre l’Italia all’austerity. Qualsiasi governo venuto dopo, anche se da elezioni democratiche, aveva le mani legate su tutto. Spesa pubblica, intervento dello Stato, politiche di pesa, politiche di bilancio, politiche fiscali: tutto era stato compromesso. L’Italia in soli otto mesi di quel governo tecnico era passata da Repubblica democratica fondata sul lavoro a tecnocrazia fondata sul pareggio di bilancio. Fine della storia.
Quando entrano in campo gli “uomini Goldman Sachs” il parametro temporale è irrisorio.

Quello che avrebbe potuto salvare l’Italia da Monti e che oggi potrebbe salvarla da Draghi non è il fattore tempo su cui si sta concentrando la politica e l’opinione pubblica per gettare fumo negli occhi.
Bisogna concentrarsi sul mandato, perché sbagliare come abbiamo fatto in passato è umano, ma perseverare è da stupidi (neanche diabolico, perché diabolici sono loro); perciò occorre pretendere che un governo tecnico possa svolgere solo mansioni di ordinaria amministrazione per traghettare il Paese verso elezioni democratiche.
Un governo tecnico non può firmare trattati internazionali, non ha la legittimazione per farlo, così come non può firmare accordi con istituti finanziari né sottoscrivere vincoli o trattati: solo ordinaria amministrazione.
Provate a proporlo a Mario Draghi, vedrete che vi darà un bacio in fronte togliendo il disturbo.

Se questa clausola l’avessimo posta a Monti in passato, quale partito si sarebbe presentato agli elettori dicendo che in otto mesi avrebbe ratificato il MES, il Fiscal Compact e inserito in Costituzione il pareggio di bilancio?
Dunque chi oggi dice “sosteniamo il Governo Draghi, purché sia un Governo a tempo” sta trascinando gli italiani in una trappola per topi. Punto.
Sanno tutti bene che alle prossime elezioni vincerà il centrodestra e approfittano di questo intermezzo tecnico per ammanettare il Paese. Fine della storia.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo