Era il gennaio del 1998 quando in Italia scoppiava il caso Di Bella. Una terapia che il suo creatore, il professor Luigi Di Bella, aveva elaborato per sconfiggere un male come il tumore, che ancora oggi resta il più delle volte inguaribile. Nonostante il passare degli anni e il sopraggiungere di nuovi incubi sanitari (covid-19), il Metodo Di Bella crea dibattito intorno a sé, continua ad essere un mistero.

Non si sono ridotti i dubbi sulla sperimentazione che ne decretò l’invalidità scientifica, secondo la medicina ufficiale. E l’occasione per ritornare a discutere su ciò che successe nel corso di quei test, è stata data oggi da un titolo apparso in primo piano sul sito del Corriere della Sera che definiva la cura “antiscientifica” e accostava Di Bella ai no vax.

Ma cosa avrebbero scritto oggi se la sperimentazione fosse andata in maniera diversa? Fu quello il momento che cambiò il corso della storia sul Metodo di Bella. Lo ha ribadito in diretta il professor Giuseppe Di Bella, che ai microfoni di Ilario Di Giovambattista e Stefano Raucci ha riportato la sua versione dei fatti. Questo il suo racconto.

“Nel libro “La scelta antitumore” c’è un capitolo intero dedicato alla sperimentazione. Ci sono documenti ufficiali, verbali dei Nas con le firme dei marescialli. Per tutto quanto quello che riguarda l’arruolamento un primo punto è che quando si fa una sperimentazione ci deve essere un incontro tra lo sperimentatore e chi sperimenta. Questo va verbalizzato in un documento. Ora, c’è un verbale del professor Di Bella che dice che la sua terapia poteva essere sperimentata unicamente in pazienti oncologici in stato iniziale.

Cosa hanno fatto? Hanno arruolato pazienti in condizioni critiche, malati terminali esattamente al contrario delle dichiarazioni del professor Di Bella. Nonostante questo la sperimentazione era stata criticata dal British Medical Journal, una testata importantissima.

Adesso noi stiamo pubblicando molti casi di tumori celebrali che vanno bene da otto anni. Abbiamo confrontato le mediane di sopravvivenza pubblicate dal National Cancer Institute.

La parte più deprimente è che anche se gli presenti la verità dei fatti non cambia nulla. Continuano a ritirare fuori il falso della sperimentazione, a dire che la Terapia non funziona, ma in base a nulla, in base a nessun dato scientifico. Parole, parole imposte alla gente dall’autorità politica. La verità non conta niente, conta quello che dicono loro”.