105.418 positivi, con un incremento di 1127 rispetto a ieri. Cala la pressione sulle strutture sanitarie, i pazienti in terapia intensiva infatti sono 3079, 107 in meno rispetto a ieri. I ricoverati con sintomi sono 27.643, con una diminuzione di 368 unità. La maggior parte dei pazienti positivi sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi e sono 74.696. Il numero dei deceduti oggi è di 578. Il totale dei guariti sale a 38.092, 962 in più rispetto a ieri.

Questi i dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, dati che messi a confronto con i numeri di settimane fa, fanno ben sperare. Ma quando si passerà alla fase 2? Quali sono le attività che potranno ripartire, con quali accorgimenti e sopratutto dove?

Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno fatto il punto della situazione con il Dott. Sergio Iavicoli, Medico del Lavoro e membro del CTS – Comitato Tecnico Scientifico. Ecco cosa ha detto.

“Orario più lungo e spazi più estesi, così ipotizziamo la ripartenza” ► Sergio Iavicoli (Medico del Lavoro)

Ri-organizzare il lavoro

Finché non ci sarà un vaccino l’ora di punta nelle attività non dovrà più esistere. Le misure organizzative sono state già richiamate all’interno di un documento importante, già in vigore: il protocollo d’intesa tra le parti sociali. Un accordo stipulato a metà marzo tra sindacati e datori di lavoro.

Ripensando il ciclo lavorativo si può migliorare il distanziamento sociale pensando ad un orario più lungo oppure a spazi più estesi.”

Come evitare l’assembramento nei mezzi pubblici

“Estendere gli orari di entrata e di uscita dai mezzi del trasporto pubblico può essere una misura che aiuti a gestire il loro sovraccarico. Bisognerà anche modulare la gestione degli spazi all’interno degli stessi veicoli mantenendo il distanziamento sociale. Provvedimento che stanno già adottando alcuni Paesi come la Francia e Singapore”.

Esiste un cronoprogramma per le riaperture?

Occorre trovare un equilibrio tra la sostenibilità del lavoro e la salute dei lavoratori. Una valutazione basata sul parere degli epidemiologi che hanno il controllo della curva che indica l’andamento della pandemia.

Nulla è precluso a priori. Ovviamente tra 10 giorni non è che potrà ripartire l’intero Paese. Ci vuole una progressività e ci muoveremo per step”.

Come mai in Spagna riaprono prima di noi?

Noi abbiamo un andamento dell’epidemia differente. Non conosco le curve negli altri Paesi, ma anche la Spagna deve far fronte a grandi numeri simili ai nostri. Quello che posso dire è che in Italia c’è la massima attenzione alla sostenibilità economica del Paese che viaggia insieme al tema delle precauzioni in materia sanitaria”.


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