Ottime notizie per tutti quei contribuenti che, per svariati motivi, devono ancora qualcosa allo Stato: la tabella non mente
Le tasse. Le imposte. Quelle dalle quali, anche per un senso civico che spesso viene richiamato dalle istituzioni, non si può scappare.

Nell’immaginario collettivo non sono poche le correnti di pensiero che sostengono, per talune tasse decise dallo Stato, una sorta di ‘disobbedienza civile’ come forma di protesta contro il caro-vita e contro una mancata revisione delle imposte che colpiscono indifferentemente anche categorie sociali palesemente in difficoltà economicamente.
Altro, e diverso, è il discorso su chi invece le tasse le paga regolarmente, ma che per disguidi amministrativi, anomalie del sistema di riscossione e quant’altro, si trovano a dover pagare una somma facente capo a svariati anni di arretrati.
Dalla temuta tassa sui rifiuti (TARI), passando per l’IMU e l’IRAP e finendo con il Canone RAI, negli ultimi anni sono fioccate le cartelle esattoriali a carico del cittadino.
L’Agenzia delle Entrate, l’ente istituzionale preposto alla riscossione di tali tributi, ha già inviato migliaia di comunicazioni invitando i debitori a regolarizzare la loro posizione. Peccato – dal punto di vista dello Stato – che, considerando che si parla di arretrati talvolta accumulati in oltre 10 anni, dal 1 gennaio del 2026 alcuni contribuenti si vedranno azzerato il loro debito.
Cartelle esattoriali, arriva la tabella salva-portafogli
Per tutti coloro che sperano tuttora di non dover mai corrispondere quanto dovuto per una o più voci d’imposta, i termini ‘prescrizione‘ e ‘decadenza‘ risultano centrali.

I debiti tributari possono dunque svanire soltanto grazie al passare del tempo: per quanto riguarda la prescrizione, questa diventa reale se trascorre il periodo fissato dalla legge senza che il creditore agisca per riscuotere le somme. La decadenza, invece, si riferisce al periodo massimo di tempo a disposizione dell’amministrazione stesso per eseguire l’accertamento fiscale.
In quest’ottica, l’arrivo del nuovo anno (il 2026) può essere una vera e propria manna per tutti i cittadini debitori, visto che la prescrizione delle tasse si conta proprio dal primo giorno dell’anno successivo a quello in cui era dovuto il pagamento. La decadenza di parecchie tasse, invece, coincide di solito col 31 dicembre di un certo anno.
Per quello che riguarda le imposte di registro, la tassa di successione e donazione, l’imposta catastale, l’imposta ipotecaria, il canone RAI,i diritti delle Camere di commercio, l’IRPEF, L’IRAP e L’IRES, la regola generale vuole che i crediti si prescrivano in 10 anni.
Se queste tasse avrebbero dovuto essere pagate nell’anno 2015 e il Fisco non ha interrotto la prescrizione, da gennaio 2026 il debito può essere considerato estinto.
Altre tasse fanno invece eccezione e si prescrivono in soli 5 anni, come pure le relative cartelle. Questo riguarda le tasse dovute agli Enti locali, ovvero TARI, IMU, l’Imposta Comunale sulla pubblicità (ICP), TOSAP, DPA, IPT, dichiarazione dei redditi, dichiarazione IVA, indennità per cessazioni di lavoro, tassa di soggiorno, sanzioni amministrative, sanzioni penali, sanzioni tributarie e multe stradali, chi avrebbe dovuto corrisponderle nell’anno 2020 può stracciare le carte già a gennaio 2026, se non ci sono state interruzioni o se l’ultima risale proprio al 2020.
Dunque le cartelle esattoriali relative a queste tasse che si prescrivono a gennaio 2026 sono quelle notificate nel gennaio 2021.










