Plusvalenze, Franco Ordine: “Perché la Juventus sì e il Napoli no? Stesse carte, giustizie diverse!”

PLUSVALENZE NAPOLI, “COSA CAMBIA DAL CASO JUVENTUS?”- Il rinvio a giudizio di Aurelio De Laurentiis e dell’ad Andrea Chiavelli, deciso dal Gup di Roma, riaccende il dibattito sul tema più controverso degli ultimi anni: le plusvalenze fittizie nel calcio italiano.
Secondo la Procura capitolina, nelle operazioni relative a Manolas, Diawara e soprattutto a Victor Osimhen, il club partenopeo avrebbe fatto ricorso a valutazioni gonfiate, tali da alterare i bilanci 2019-2021.

La società, in un comunicato durissimo, si è detta «sconcertata» e ha ricordato come tutte le consulenze tecniche avessero certificato la correttezza dell’operato. Ancor più significativo un passaggio: per un fascicolo perfettamente sovrapponibile, inerente operazioni dell’Inter, la Procura di Milano aveva già chiesto l’archiviazione.

Sul fronte sportivo, invece, nessun rischio di penalizzazioni: la Procura Figc aveva infatti archiviato nel 2022 e, pur riesaminando le carte, non ha trovato elementi nuovi.

Il precedente della Juventus e il caso Santoriello

Lo scenario si intreccia inevitabilmente con ciò che accadde alla Juventus durante l’inchiesta Prisma, condotta anche dal pm Ciro Santoriello, autore della frase ormai celebre: «Sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus».
Una dichiarazione che, col senno di poi, ha alimentato dubbi, sospetti e una domanda inevitabile: esiste davvero un metro di giudizio unico?

È su questo terreno che si inserisce l’intervento di Franco Ordine a Radio Radio Lo Sport: nei casi di Napoli, Inter e Juventus la giustizia — sportiva e ordinaria — non ha agito con lo stesso rigore.

Plusvalenze, Franco Ordine: “I tifosi della Juventus hanno ragione, è assurdo che la stessa situazione a Napoli e Milano venga trattata diversamente”

«La Procura federale, avendo a disposizione le stesse carte che hanno portato la giustizia ordinaria a mandare a processo il Napoli con De Laurentiis e Chiavelli, ha detto che non c’erano gli estremi per aprire un procedimento sportivo.
Questa è una prima contraddizione molto clamorosa. La seconda contraddizione è quella segnalata anche nel comunicato del Napoli: con identiche contestazioni, la Procura di Milano ha archiviato la posizione dell’Inter. Allora la domanda è inevitabile: non è che ci sono due codici, uno a Roma e uno a Milano?
».

Giustizia sportiva: la disparità con la Juventus

«La giustizia sportiva, pur avendo le stesse carte della giustizia ordinaria, non ha ritenuto di aprire un procedimento per il Napoli. Invece con la Juventus è successo l’opposto: prima archiviano, poi riaprono tutto, poi rifanno il processo».

Sull’origine delle indagini e il caso Sartoriello: «Non dobbiamo dimenticare una cosa: tutto nasce a Torino dalle indagini di un procuratore che, in una precedente occasione pubblica, dice “io odio la Juventus”. E nasce con quella miriade di intercettazioni perché la Juventus è quotata in borsa, quindi scatta l’indagine penale».

Sulla mancata proporzionalità delle pene: «Quell’indagine mostra che il procedimento non era limitato a uno, due, tre calciatori, ma era una sorta di sistema. Perciò la giustizia sportiva ha voluto “punire lo schema di plusvalenze”. Però non c’è proporzione: chi ne ha fatte dieci viene massacrato, chi ne ha fatte due, tre o quattro non subisce niente. Dalla procura di Torino vengono fuori filoni che interessano altre procure: Bergamo, Bologna… e lì non succede niente. Questo è il punto su cui i tifosi della Juventus hanno ragione ad avere da ridire».