Rivelazioni importanti in Commissione Covid: a raccontare cosa successe all’inizio della pandemia c’è la dottoressa Maria Rita Gismondo.

E’ stato il primo vero debriefing serio sull’emergenza Covid, come scrive Maddalena Loy su La Verità, quello della microbiologa Maria Rita Gismondo. Ai tempi della pandemia era direttore della cattedra di microbiologia all’Università di Milano e direttore dell’università sulle bioemergenze al Sacco di Milano. Di recente è stata ascoltata in Commissione Covid, dove ha spiegato quelli che sarebbero stati gli errori commessi nella gestione dell’emergenza – ricordiamo che la Commissione ha deciso di analizzare la pandemia in ordine cronologico, quindi partendo dalle mascherine, i lockdown e in generale l’approccio iniziale. La microbiologa ha esposto, nell’analisi di presentazione prima delle domande dei commissari, i principali punti chiave della crisi sanitaria. “Cosa sarebbe accaduto – chiede in aula – se avessimo subito tracciato in maniera tale da effettuare i tamponi non solo a coloro che avevano evidenti sintomi? Cosa sarebbe accaduto se avessimo effettuato un gran numero di autopsie conoscendo meglio la patogenesi di questa patologia?“.

“Abbiamo fatto delle autopsie un po’ di nascosto”

Io ricordo – dice la dottoressa Gismondo alla Commissione – che ci riunivamo in ospedale e i miei colleghi clinici rianimatori dicevano: ‘Quando intubo un paziente è come se andassi a sfondare un calcestruzzo.’ Perché? Erano i coaguli che ancora non conoscevamo“.
L’unico modo per capire meglio gli effetti del Covid, secondo la microbiologa, era eseguire delle autopsie. “Non erano vietate“, ricorda, “ma era fortemente raccomandato non eseguirle. E per eseguirle era necessario chiedere un’autorizzazione giudiziaria, cosa che accadeva sempre quando il malato era già incenerito“. La dottoressa racconta che solo grazie a 70 autopsie fatte “un po’ di nascosto”, “siamo riusciti a comprendere meglio la situazione. Questi pazienti deceduti erano un ammasso di coaguli, il che significa che stavamo sbagliando intubandoli in certe fasi della patologia e non curando l’infiammazione terribile che avveniva in questi casi“.

L’incontro con Speranza e i dati sui morti Covid

Ora consulente del ministro della Salute Orazio Schillaci, Gismondo parla in Commissione di un incontro avuto con l’ex ministro Roberto Speranza. “Nel 2020 ho avuto modo di incontrare il ministro Speranza, e l’ho trovato, scusatemi, nel panico, perché mi diceva ‘sì, ma rivolgetevi ai tecnici’ perché non ne aveva conoscenza ma perché soprattutto non aveva un piano a cui rivolgersi, piano che nessuno dal 2006 al 2020, malgrado le sollecitazioni a livello internazionale, si è curato di aggiornare“. Come non dimenticare poi il dilemma sui morti con Covid o per il Covid? Su questo Gismondo spiega che “i dati che ci sono stati forniti sui morti per Covid sono assolutamente discutibili“.

“In quel periodo – e non per ultimo per convenienza economica, in quanto i casi da Covid erano molto più pagati che non i casi di qualsiasi altra patologia – in tutti gli ospedali chiunque andasse in decesso, anche con una debole positività del tampone e sintomi assolutamente assenti di Covid, moriva per Covid. Abbiamo una pletora di cartelle con ‘morto per Covid’. Ho incontrato pazienti in cui il parente era morto per infarto e mi dicevano: ‘Professoressa ma perché è morto per Covid? È morto per infarto, ce l’hanno detto”. Era positivo per Covid. Così come erano sbagliati i numeri che ci davano ogni giorno, perché sappiamo che le regioni ci mettevano circa una settimana per dare i numeri dei positivi, e altra cosa, erano i tamponi positivi, quindi se io Maria Rita Gismondo rifacevo il tampone sei volte, valevo sei risultati“.

Ascolta l’intervento in Commissione Covid.