Luglio, il temuto mese delle “fiammate africane”, quest’anno si è dovuto accontentare di una medaglia di bronzo. Sì, avete letto bene: luglio 2025 non è stato il mese più caldo mai registrato sul pianeta. Dopo la grancassa mediatica delle estati record, questa volta la storia – e soprattutto i dati ufficiali – raccontano una versione molto meno sensazionalistica.

Numeri alla mano: secondo il Copernicus Climate Change Service, luglio 2025 ha fatto segnare una temperatura media globale di 16,68°C, cioè 1,25°C sopra la media preindustriale 1850-1900, ma comunque 0,27°C in meno rispetto a quel luglio 2023 che resta in cima alla poco onorevole classifica, e pure più fresco di 0,23°C rispetto a luglio 2024. Insomma, dopo tredici mesi consecutivi di record, la serie si è interrotta. Lo so, qualcuno nelle redazioni avrà quasi pianto per la mancanza del titolo a caratteri cubitali.

E anche in Italia, dove si era già dato per scontato un altro luglio da incubo, la realtà ha mostrato sfumature: ondate di calore al Sud, sì, ma anche una notevole variabilità, qualche temporale, e addirittura un po’ di refrigerio al Nord. Al Centro-Nord, massime difficilmente oltre i 34°C, mentre nelle grandi città come Roma il caldo si è sentito soprattutto per l’afa. Già, perché ogni tanto sarebbe il caso di distinguere tra percezione e dati.
A livello globale, chi si imbarca ogni anno nella “caccia al termometro impazzito” si sarà dovuto accontentare di un luglio con “solo” fenomeni estremi: nubifragi, alluvioni, incendi, ma niente nuovo record assoluto. Per carità: il riscaldamento globale non si è certo preso una vacanza, e i numeri restano preoccupanti. Però, rinunciamo almeno per quest’anno alla retorica del “mai così caldo”. Bastano i fatti: luglio 2025 è stato “solo” il terzo più caldo della storia delle rilevazioni.

A ‘Un Giorno Speciale’ il colonnello Mario Giuliacci ne ha parlato con Stefano Molinari.