La salute dei bambini è a rischio se mangiano questo alimento che può causare insufficienza renale acuta.
I genitori lo sanno bene: è importante curare l’alimentazione dei propri bambini, fornendo loro cibi sani e naturali, genuini e quanto meno processati possibili, limitando il consumo di zuccheri e cibi spazzatura. Spesso però i dubbi possono sopravvenire e in quel caso è sempre meglio rivolgersi al pediatra che li fugherà tutti, dando i consigli migliori per evitare errori.

Sì, perché spesso, anche dietro ad alimenti apparentemente innocui (e che noi adulti consumiamo magari anche ogni giorno), si possono nascondere dei pericoli molto grandi per chi invece è più piccolo. Bisogna fare ad esempio attenzione a questo alimento che può causare insufficienza renale acuta nei bambini.
L’alimento che causa insufficienza renale acuta nei bambini
C’è un alimento, spesso consumato dagli adulti, che invece i bambini non dovrebbero mangiare perché può causare insufficienza renale acuta: si tratta del formaggio da latte crudo. Proprio ad inizio luglio 2025 il Ministero della Salute ha pubblicato le nuove linee guida per il controllo dei ceppi di Escherichia coli produttori di Shiga tossine (STEC) nei formaggi ottenuti da ‘latte crudo’ o da ‘latte non pastorizzato’, categoria in cui rientrano tantissimi formaggi italiani.

Sono dei formaggi che i bambini non dovrebbero consumare perché i batteria di Escherichia coli possono causare infezioni intestinali gravi, e in alcuni casi la sindrome emolitico-uremica (SEU), che rappresenta la principale causa di insufficienza renale acuta nei bambini. Purtroppo oggi anno si segnalano in Italia circa 60-70 casi che interessano i bambini, spesso legati al consumo di alimenti contaminati, tra cui formaggi a latte crudo e, dato che la sindrome emolitico-uremica ha una mortalità stimata tra il 5% e il 15%, si potrebbero avere dai 3-4 ai 10 decessi ogni anno.
Secondo le nuove linee guida del Ministero della Salute, dunque, se il produttore non è in grado di garantire la completa sicurezza del formaggio, dovrebbe riportare in etichetta (oppure su cartelli) un avvertimento, soprattutto per categorie vulnerabili come bambini, anziani e immunocompromessi.
L’etichetta potrebbe riportare la dicitura: “Formaggio a latte crudo: il consumo da parte di bambini sotto i 5 anni, donne in gravidanza, anziani o persone immunodepresse può comportare rischi per la salute”. Non solo ma anche nei ristoranti dove vengono forniti formaggi a latte crudo dovrebbe essere presente questa dicitura.
Inoltre ogni 15-30 giorni ci dovrebbero essere controlli in stalla per verificare la presenza del batterio, analizzando sia il latte che i filtri di mungitura. Se il batterio è presente, è consigliabile pastorizzare il latte o validare il processo di caseificazione per dimostrare di poter eliminare il patogeno attraverso una lunga stagionatura (di almeno 12 mesi).
Con queste linee guida non si intende penalizzare una realtà antica come quella dei formaggi italiani prodotti da latte crudo, ma si deve garantire la sicurezza per i consumatori. Negli scorsi mesi e anni diversi formaggi italiani sono stati richiamati ed hanno causato i ricoveri di alcuni bambini. Si ricorda infatti che i formaggi a latte crudo, a ridotta maturazione, come Puzzone, Saporito e Strachì, sono quelli maggiormente a rischio di contaminazione da Escherichia coli STEC e possono causare sindrome emolitico-uremica soprattutto nei bambini piccoli.
Le nuove linee guida del Ministero della Salute mirano a garantire maggiore trasparenza per i consumatori, specie per quelli più vulnerabili ai pericoli dei formaggi da latte crudo.










