Forse mentre dicevamo di essere annoiati trascuravamo un piccolo particolare: Lionel Messi e Cristiano Ronaldo ci avevano abituato proprio bene.
No, non si parla solo delle prodezze del campo, ma anche e soprattutto del premio individuale più ambito da ogni calciatore, quel Pallone d’oro di cui ormai da dieci anni conoscevamo la fase finale.

Già perché ci sono anche delle selezioni precedenti alla disputa tra i due finalisti, di questo francamente ce n’eravamo scordati. La stagione in corso ci induce dunque a fare un ripassino di storia, soprattutto per i più curiosi, quelli che ora vogliono sapere a tutti i costi chi subentrerà alla dittatura instaurata dall’argentino e dal portoghese.
E’ utile in proposito capire in che momento siamo nella storia del calcio, perché per comprendere chi salirà sul trono va anche analizzata la situazione del popolo.
C’è chi dice che dopo l’eliminazione di Messi per mano del Liverpool si sia entrati in una nuova era, che sia giunta la fine della duocrazia aurea e finalmente si stia entrando in un’epoca in cui torneremo a chiederci chi saranno i tre finalisti designati da France Football.

Non è stata una bella nottata per i conservatori del calcio, anche loro impegnati col grattacapo del momento: chi sarà il prossimo detentore del Pallone d’oro?
La battaglia sarà agguerrita, come ogni confronto per la supremazia, e in proposito forse mai nella storia recente la finale influirà come ora nell’assegnazione del premio.
Sarà dunque Liverpool-Ajax (?) o Liverpool-Tottenham, tutto sta a come andrà stasera, ma delle ipotesi sono già possibili.

Sarà quel Salah tanto rimpianto all’ombra del Colosseo?
Possibile, anche qui bisognerà vedere la sua finale, visto che il fuoriclasse egiziano non è tra i principali marcatori di quest’anno (capeggiata da Messi): con un gol decisivo si candiderebbe seriamente con buona pace dell’amor di Roma, che stavolta finirebbe davvero di struggersi.

Oppure il Golden boy, con l’aiuto del mago Ten Haag, salirà a capo della tavola rotonda? Parliamo dell’olandese De Ligt, che sollevando la coppa dalle grandi orecchie potrebbe compiere una cavalcata alla re Artù. Il minimo comune denominatore che sarà decisivo è lo stesso anche per lui: bisogna vincere a Madrid, e vincere bene, magari risultando decisivo come allo Stadium, perché si sa, ai giornalisti di France Football i ruoli difensivi non sembrano piacere molto, e sarebbe difficile che, con una prestazione seppur maestosa, assegnassero a lui lo scettro del migliore.

Ma c’è da fare i conti con un gigante che incede a grandi passi verso il trono. Viene dall’Olanda, ma l’Ajax potrebbe intimorirlo in quel di Madrid: parliamo di Virgil Van Dijk, gigante di statura e di valutazione economica che ieri sera ha vigorosamente nascosto la palla al tridente velenoso del Barça e che sta disputando una Champions da urlo, facendo rimbombare nelle orecchie di France Football ogni suo intervento.

Non l’unico gigante con cui c’è da fare i conti, perché qualora stasera non passi l’Ajax un uragano (The Hurricane) si abbatterebbe sul calcio mondiale, quell’Harry Kane che tanto fa gola al Real Madrid: con una marcatura in finale porterebbe seriamente su di sé l’attenzione degli addetti ai lavori.
Ma queste ipotesi potrebbero non bastare: qualsiasi giocatore delle ultime due squadre in lizza potrebbe seriamente aspirare alla vetta del mondo in quella che per la prima volta nel decennio (teniamo fuori il caso Modric, inaspettatamente sulla vetta) sembra essere una vera e propria democrazia del calcio, in cui tutti, finalmente potranno dire la loro per dare l’assalto al Pallone d’oro.

Ma attenti, voi progressisti del pallone a portare avanti l’insana abitudine di dare per morti i re appena detronizzati, cosa che puntualmente viene smentita.
Più alto il piedistallo, più rovinosa la caduta: è una legge universale, e il tonfo di Lionel Messi ad Anfield ha suscitato un rumore assordante nei cuori dei conservatori del pallone, quelli che per capirci non avrebbero avuto problemi a vederlo trionfare, ancora, inesorabilmente.

Alessio De Paolis

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