Continua il conflitto in Ucraina. L’offensiva si intensifica mentre la diplomazia appare in difficoltà e i tentavi di mediazione appaiono velleitari. Soffia anche in Occidente il vento propagandistico dell’interventismo bellico. Le parole di pace sembrano ormai superate dalla disinformazione favorevole ad un intervento diretto delle forze occidentali in guerra.
Così al pacifismo, al rispetto dell’art.11 della Costituzione sul ripudio bellico, si sostituiscono parole di guerra e un linguaggio aggressivo. L’identità europea fondata sul rispetto della vita umana e dei diritti dell’individuo sembrano scricchiolare sotto i colpo di una facile semplificazione dell’informazione.
La visione binaria che ci restituiscono media sembra allora soffiare sul fuoco del conflitto arrivando fino alla concreta possibilità di sacrificare, per una battaglia ideologica, la stessa popolazione ucraina, rifiutando ogni possibile mediazione politica.
Le parole di Enrico Michetti in diretta
“Oggi sento una disinformazione totale. Noi siamo il paese che ha ripudiato le guerre e che invoca la pace, ciò non significa inviare le armi. La disinformazione porta la gente al massacro. Veramente si vuol vendere l’illusione che alla persona comuna puoi affidargli una bazooka? Tu fai carne da macello. Avrai una responsabilità enorme sull’aggravamento del conflitto e sul numero delle persone che ne rimarrà coinvolto. Armare i civili significa condurli al massacro. La Nato non può intervenire, ci sono delle testate nucleari e c’è una superpotenza che ha deciso di passare all’attacco. Bisogna capire che cosa fare! L’unica soluzione è la resa perché combattere è un atto di coraggio straordinario ma ci sono donne e bambini, un presidente non può decidere di condannare al massacro un intero popolo”










