La piccola scandinava Greta Thunberg, vessillifera dell’ambientalismo neoliberale, ha recentemente tuonato contro il governo italiano della giullaresca destra bluette neoliberale, filoatlantista, filobancaria e filo-israeliana.
«Fottuto governo fascista!». Così ha sbottato la piccola scandinava che tanto piace ai padroni del mondo. Ancora una volta quello di Greta Thunberg è un telum sine ictu, voglio dire una freccia che non colpisce il bersaglio. Infatti il giullaresco governo di Giorgia Meloni non è affatto fascista, essendo invece liberista e atlantista, non diversamente dai precedenti governi della sinistra padronale arcobaleno. Occorre ripeterlo senza ambagi e senza perifrasi edulcoranti: la destra bluette non è fascista e la sinistra fucsia non è comunista, essendo entrambe ugualmente neoliberali e atlantiste e prendendo in questo modo la parte del capitale, rendendo possibile il penoso giuoco dell’alternanza senza alternativa funzionale alla dominazione turbocapitalistica.
Una lotta totalmente inventata per distrarvi
Come non mi stanco di ripetere ad nauseam e come ho sottolineato nel mio studio Demofobia, l’antifascismo in assenza di fascismo a sinistra e l’anticomunismo in assenza di comunismo a destra sono le due finzioni narrative che permettono all’ordine turbocapitalistico di riprodursi indisturbato, dirottando le energie della critica verso nemici oggi inesistenti in Europa. E così mentre i giovani antifascisti in assenza di fascismo si accapigliano con i giovani anticomunisti in assenza di comunismo, il potere turbocapitalistico sans frontières seguita imperterrito e indisturbato a compiere le sue malefatte e la sua guerra di classe dall’alto a senso unico.
Con tutta evidenza Greta Thunberg risulta funzionale a questa narrazione manicomiale, la quale porta i militanti – anzi i militonti – a credere che viviamo nella società perfettamente democratica, la quale deve essere difesa così com’è dal ritorno del fascismo e del comunismo. D’altro canto, come non mi stanco di evidenziare, lo stesso ambientalismo propugnato da Greta Thunberg reca in sé le tracce del neoliberismo.
Lo strano comunismo green di Greta
Il vero ambientalismo infatti coinciderebbe con l’anticapitalismo radicale e ciò nella consapevolezza che la devastazione ambientale è cagionata dal sistema capitalistico e dalla sua illimitata valorizzazione del valore a nocumento del pianeta Terra. L’inoffensivo ambientalismo padronale e neoliberale della piccola Scandinava va in tutt’altra direzione, confermando sempre di nuovo l’ordine neoliberale. Ci propone di cambiare radicalmente la nostra vita senza toccare le strutture dell’ordine capitalistico, che deve semplicemente essere ritinteggiato di verde. E, oltre a ciò, non propone un protagonismo rivoluzionario delle masse oppresse, ma si limita ad andare col cappello in mano dai padroni della terra, chiedendo loro clemenza e responsabilità.
Probabilmente il vecchio Carlo Marx avrebbe classificato la piccola scandinava Thunberg alla voce “socialismo utopistico”, in riferimento alla pappa del cuore degli utopisti che si appellano alla presunta bontà dei padroni per una trasformazione del reale e del diagramma simmetrico dei rapporti di forza dominanti.
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