Elezioni Regionali 2025: astensionismo record, votano solo quattro elettori su dieci

Le elezioni regionali del 2025 in Veneto, Puglia e Campania – vinte rispettivamente da Alberto Stefani, Antonio Decaro e Roberto Fico – confermano gli equilibri politici attesi, ma aprono un capitolo ben più preoccupante su cui riflettere: l’astensionismo. Con un’affluenza media attorno al 43,6%, secondo dati ufficiali, il non voto domina la scena, diventando il vero banco di prova della democrazia italiana.

Il voto regione per regione

Veneto: Alberto Stefani (centrodestra, Lega) conquista circa il 65% delle preferenze, amplificando la lunga eredità politica di Luca Zaia. Il suo sfidante principale, Giovanni Manildo (centrosinistra), resta sotto il 30%.

Puglia: Decaro (centrosinistra), già sindaco di Bari, si impone con un risultato molto solido, mentre il suo rivale di centrodestra, Luigi Lobuono, non riesce a ridurre il distacco.
Le forze alternative (liste di sinistra o civiche) raccolgono quote marginali.

Campania: Roberto Fico, importante figura del Movimento 5 Stelle, vince con circa il 60%, molto sopra Edmondo Cirielli (viceministro ed esponente del centrodestra), che si attesta intorno al 35-40%.
Altri candidati ottengono percentuali minori, evidenziando una competizione polarizzata sui principali blocchi politici.

L’astensione come fenomeno centrale

Il dato più inquietante riguarda l’affluenza: in tutte e tre le regioni è scesa ben al di sotto del 50%.
Secondo i dati definitivi, ha votato solo il 43,6% degli aventi diritto, un calo di circa 14 punti rispetto alle regionali precedenti. In Veneto il voto è sceso a 44,6%, dai circa 61% di cinque anni fa.
In Puglia l’astensione è ancora più marcata: si è arrivati a 41,8% contro il 56,4% precedente.
In Campania, l’affluenza si attesta sui 44%, comunque ben sotto le precedenti regionali. Alcune analisi parlano di un calo che non è solo ciclico, ma strutturale: la disaffezione appare radicata e difficile da invertire solo nel breve termine.

Significato politico

Più che i vincitori, è l’astensione la chiave di lettura di queste elezioni. Il risultato scontato non ha mobilitato, e i partiti (pur confermando gli equilibri attesi) sembrano incapaci di coinvolgere un elettorato sempre più distante.

La disconnessione tra istituzioni e cittadini può essere ricondotta a fattori di lungo periodo: crisi delle identità di partito, ridotta fiducia nella rappresentanza, prevedibilità dei risultati. La bassa partecipazione ha già acceso il dibattito sulle riforme: alcuni chiedono una nuova legge elettorale per rafforzare la legittimità istituzionale.
Altri, invece, sottolineano che la vera sfida va più in profondità, e riguarda il rinnovamento della relazione tra politica e società.