Abbandonati anche dagli avvocati perché “si rifiutano di apportare cambiamenti alla loro abitazione”.
Il 6 dicembre 2025 a Roma si terrà una manifestazione nazionale di solidarietà per la “famiglia nel bosco”, la coppia anglo-australiana neorurale che vive da anni in una casa nei boschi a Palmoli (Chieti) e che ha subito l’allontanamento dei tre figli minori deciso dal Tribunale dei minorenni dell’Aquila.

Il sit-in si svolgerà in piazza Santi Apostoli, davanti al Ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità, ed è organizzato da amici, concittadini e sostenitori della famiglia per protestare contro questa misura, ritenuta estrema e basata su una valutazione culturale dello stile di vita dei genitori.
La manifestazione, leggiamo sulle pagine social degli organizzatori, vuole difendere il diritto dei genitori di educare i propri figli come scelgono, sostenendo la libertà di educazione e criticando quanto considerato un intervento eccessivo che ha destabilizzato emotivamente i bambini. Promotori e partecipanti richiedono il ricongiungimento dei figli con i genitori, sottolineando che la famiglia garantiva amore, cura e istruzione ai bambini secondo scelte di vita naturali e green.
Il caso continua a suscitare attenzione politica e mediatica, con esponenti che denunciano una campagna d’odio contro la presidente del Tribunale e manifestano sostegno alla famiglia come simbolo di una più ampia battaglia per la libertà educativa e la tutela della famiglia secondo modalità non convenzionali.
Un punto dirimente su cui è stata formulata l’accusa, è il cosiddetto homeschooling, cioè la modalità con cui i due genitori scolarizzavano i bambini. Un metodo che non è tuttavia contrario ai dettami della costituzione, secondo gli organizzatori: “Non siamo contro la scuola assolutamente“, ci riferisce Arianna Fioravanti, “Io sono una docente statale, però noi che partecipiamo a questa manifestazione vogliamo che lo Stato riconosca le leggi che lo Stato stesso ha scritto. Adesso i bambini facevano l’homeschooling che è un po’ diversa dall’istruzione parentale, nel senso che l’istruzione parentale comunque prevede dei programmi perché a fine anno i bambini devono sostenere un esame, ma questo è quello che è stato fatto in effetti, quindi di fatto devono seguire dei programmi su cui poi verranno ascoltati, verranno verificate alcune conoscenze e alcune competenze“.
L’homeschooling è un metodo di studio riconosciuto in Australia, peraltro, cioè uno dei paesi dei due genitori: “La mamma proviene da lì, per cui in Italia di fatto è riconosciuta anche perché si ha la possibilità di studiare a casa, quindi se tu, Stato, riconosci la possibilità di studiare a casa – e noi lo abbiamo anche fatto durante il covid senza potersi alzare mai dal banco per 6 ore – è assurdo che poi proprio una cosa riconosciuta dallo Stato venga usata per dire che di fatto questi ragazzi non socializzano.
Allora dovete creare delle leggi più chiare perché se tu mi dai la possibilità di istruire mio figlio a casa poi vieni a togliermelo perché a casa non socializza, allora c’è qualcosa che non va“.










