La paura più grande delle banche centrali si sta realizzando?

Per circa quarant’anni l’indipendenza delle banche centrali è stata considerata un pilastro della stabilità macroeconomica, contribuendo a mantenere l’inflazione più bassa e più prevedibile. Nelle economie avanzate — e progressivamente anche in molte economie emergenti — questa indipendenza è stata rafforzata da solide tutele legali. Eppure, nonostante ciò, oggi le banche centrali si trovano nuovamente sotto pressione.

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L’indipendenza delle autorità monetarie si fonda su quattro criteri: la definizione degli obiettivi, l’autonomia nell’uso degli strumenti, l’autonomia finanziaria e quella relativa alla gestione del personale. Tuttavia, per quanto gli indici legali mostrino un aumento di queste tutele, l’indipendenza effettiva dipende anche da fattori meno tangibili, come la reputazione istituzionale e le norme politiche che regolano i rapporti tra governo e banca centrale.

Nell’economia contemporanea le banche centrali sono diventate attori cruciali: formalmente separate dal potere politico, ma in grado di influenzare profondamente le politiche economiche. Definiscono i loro obiettivi, scelgono gli strumenti per raggiungerli, e tuttavia devono rispondere dei risultati ottenuti. È proprio in questa tensione tra autonomia e responsabilità che si inseriscono le pressioni politiche.

Da un lato assistiamo alla crescita di movimenti popolari — spesso etichettati come “populisti” — che criticano la tecnocrazia e mettono in discussione il ruolo degli esperti. Dall’altro lato, i politici si trovano spesso a dover mantenere promesse difficili da realizzare senza un supporto, diretto o indiretto, delle banche centrali. A ciò si aggiunge il ruolo crescente della politica fiscale in un contesto di debiti pubblici elevati: in queste condizioni, un po’ di inflazione può apparire una soluzione attraente per i governi.

Inoltre, gli shock negativi sul lato dell’offerta — come quelli climatici o geopolitici — erodono ulteriormente la legittimità percepita delle banche centrali, mettendo in discussione la loro capacità di garantire stabilità. A questa complessità si somma un ulteriore elemento: la progressiva perdita di “fisicità” dell’economia. L’ascesa dell’economia digitale e la prospettiva sempre più concreta di una valuta digitale, come l’euro digitale, trasformano radicalmente il contesto in cui le banche centrali operano.

Tutto ciò porta a una riflessione inevitabile: perché abbiamo accettato che le banche centrali fossero indipendenti dalla politica? Ciò che per decenni ci è stato presentato come un valore indiscutibile potrebbe forse avere un lato problematico. Se le banche centrali sono indipendenti dalla politica, lo sono anche — almeno in parte — dal sistema democratico. Ma allora a chi rispondono davvero? E, soprattutto, chi si trova al di sopra della volontà popolare?