Giorgio Bianchi senza filtri ▷ “Ucraina? Capiremo tardi perché la Germania ci sta trascinando nel burrone”

Dopo un violentissimo attacco notturno di missili e droni russi su Kyiv – con almeno sette morti e decine di feriti – Stati Uniti e Ucraina sembrano vicini a un accordo di pace: Kiev avrebbe accettato un nuovo piano in 19 punti discusso a Ginevra.
La Russia – pur dichiarando qualche apertura – non ha ancora dato segnali di accettazione, e continua l’offensiva militare.

In pratica: attacchi e sofferenze continuano, mentre la diplomazia tenta di imboccare una via per la pace – ma con molti nodi ancora da sciogliere.

Dal 2022 la Germania (che per decenni aveva privilegiato politiche di contenimento militare) ha radicalmente cambiato registro: ha stanziato grandi fondi per la difesa, rilanciato la propria industria militare e si è dichiarata ‘pronta a fare di più’.
La locomotiva economica d’Europa però si porta appresso tutti gli altri vagoni: ecco perché dopo la guerra potrebbe essere l’inflazione energetica il primo scenario con cui fare i conti. Uno scenario frutto di ideologia e propaganda che Giorgio Bianchi, fotoreporter nel Donbass, ha visto da vicino.

Giorgio Bianchi senza filtri ▷ “Ucraina? Capiremo tardi perché la Germania ci sta trascinando nel burrone” – radioradio.it

L’analisi di Giorgio Bianchi

“Oggi la guerra è un pretesto per la Germania per rilanciare la sua economia, tant’è che nelle sovvenzioni non c’è solo Rheinmetall, Thyssenkrupp che si occupano di armamenti, ma ci sono dentro Mercedes, ci sono dentro BMW, aziende che stanno crollando, trascinando nel buco nero l’intera economia tedesca e, con essa, l’Italia che è contoterzista, e tutta l’Europa. E questi pensano di uscirne fuori con un piano keynesiano, con un New Deal che non è più green ma è steel, è fatto di acciaio. Tant’è che oggi l’economia green è completamente sparita, come se la produzione di armi non comportasse consumo di CO₂, di materie prime, la digitalizzazione, le intelligenze artificiali per uso bellico che consumano acqua, terre rare, enormi quantità di energia. Si parla di un 5,5% davvero di emissioni legate esclusivamente alla produzione di armi, come se il quarto Paese al mondo più emettitore di CO₂, qualsiasi cosa si voglia misurare, fosse l’industria bellica.

Però tutti zitti. Della guerra non si può parlare: non si può parlare delle esercitazioni militari, del consumo di acciaio, del consumo di acqua, della devastazione sul territorio. Pensiamo a quello che è avvenuto a Gaza, pensiamo agli attacchi sulle raffinerie di petrolio: tutti muti, tutti zitti. Va benissimo, perché dietro ci sono investimenti miliardari. E oggi la cosa che fa ridere è che trovi Bill Gates che ti dice che tutto sommato il riscaldamento globale non è pericoloso; ti trovi uno studio dell’Università della California di Riverside che ti dice che tra poco arriverà un’era glaciale. Quindi, fino all’altro ieri morivamo per il riscaldamento globale, oggi si parla di era glaciale e addirittura dicono che già da quest’anno, dal 2025, potrebbe entrare in crisi la Corrente del Golfo, portando a una nuova era glaciale.

Quindi capite che questi manovrano le narrazioni a seconda della convenienza economica, a seconda della convenienza politica. E poi, per esempio, anche su queste cose: sul riscaldamento globale, sulla questione ucraina, sulla questione siriana, sulla questione libica, sulla questione irachena, sulla questione palestinese… fra qualche anno magari nascerà una nuova commissione parlamentare italiana, europea, non so dove, che ci darà ragione su tutta la linea. Ma il problema sapete qual è? È che il danno sarà fatto. Che morirà altra gente in Ucraina. Un parlamentare ucraino parla di 500.000 morti ucraini e 500.000 feriti. Ma capite di che cosa stiamo parlando?”.

L’esperienza a Donetsk

Io andavo negli ospedali a Donetsk, dove era pieno di ragazzi ucraini curati dai terribili ‘orchi russi’, e tu vedevi ragazzi di vent’anni, di ventitré anni, senza mani, senza gambe, senza braccia. A un certo punto, a questi ragazzi che erano in questa stanza, io ho chiesto: ‘Ragazzi, io domani devo ripassare qui, avete bisogno di qualcosa?’. Chi mi ha chiesto le sigarette, chi mi ha chiesto un accendino, chi mi ha chiesto qualcosa da mangiare in particolare… c’era di tutto. Un ragazzo mi ha chiesto: ‘Mi può portare per favore un paio di scarpe? Perché sono arrivato qui senza scarpe’. E io gli dico: ‘Sì certo, non c’è problema’.

A un certo punto c’era un ragazzo che avrà avuto una ventina d’anni. Si scopre il lenzuolo e mi fa vedere le gambe: ‘A me le scarpe non serviranno più’. Gli mancavano le gambe dal ginocchio in giù. Ecco, io ci manderei Calenda, ci manderei Severgnini. Io prenderei tutta questa gente, farei un bel fascio e li spedirei lì, in prima linea, insieme ai figli di Klitschko, il sindaco di Kiev, che sta a Londra; insieme ai figli di Poroshenko, che stanno a Londra. E i papà scappano con i loro figli dai reclutatori non perché sono vigliacchi, caro Calenda, ma perché al fronte hanno un’aspettativa di vita di una settimana. È quello il problema, non è che sono dei vigliacchi quelli lì, capito? Quella è gente che ha paura di morire. La domanda è: morire per cosa? Morire per gli Stati Uniti?”.