Può una partita essere più divertente che bella? Può, se prende la piega che Atletico e Inter hanno fatto prendere alla contesa del “Metropolitano“, tra intensità alternata, errori di lettura difensiva, percussioni offensive per le quali l’Inter, potremmo dire, avrebbe prevalso ai punti, soprattutto dal momento in cui a calpestare le zolle è arrivato anche Pio Esposito.
Del resto, gli uomini di Simeone alla fine possono vantare una maggiore pressione, per le statistiche complessive della gara.

Va detto che, su un campo difficile per ogni squadra d’Europa, l’Inter ha chiuso il tempo regolamentare producendo pericoli per la porta di Musso. Con rammarico, Chivu per primo potrebbe risponderci che però Thuram e compagni non sono stati in grado di metterli dentro, il che fa tutta la differenza del mondo. Soprattutto se si becca il secondo gol al minuto 93.

Hanno, entrambi i tecnici, puntato sul potenziamento della trazione offensiva; se consideriamo il discorso degli equilibri da risistemare, a quel punto, possiamo dire che l’Inter ha concluso il confronto creando più problemi all’avversario di quanti l’Atletico ne abbia creati ai nerazzurri.

Poi, il calcio è fatto per essere beffardo, spietato come una condanna senza tempo per rimediare e indifferente come la Natura per Leopardi. A maggior ragione se si manca di reattività quando va in scena l’ultimo episodio utile a cambiare la sorte.

C’è un disavanzo, sul fronte interista, nel saldo tra occasioni prodotte e centesimi di secondo concessi nella propria area. Tutta colpa di Chivu?