Che diamine succede al Napoli? Vogliamo forse farci bastare la retorica vetusta del luogo comune secondo il quale Conte non regge il doppio impegno o, impegnandoci in un’analisi più seria, possiamo ipotizzare che nelle ultime settimane Politano e compagni stanno evidenziando una certa fragilità psicologica, che in casa del PSV ha fatto lampeggiare la propria spia con l'”aggravante” data dal vantaggio iniziale che il Napoli aveva trovato con un gol di testa da attaccante di ruolo segnato da McTominay su assist di Spinazzola?
Dopo il pari degli olandesi, che porta l’involontaria firma di Buongiorno, il Napoli dà l’idea di incrinarsi a livello agonistico, mostrandosi poco reattivo a livello tattico e involuto in ambito tecnico, a cominciare dalla serata “a impatto zero” dei suoi uomini migliori, dei leader che non invertono la china ma, al contrario, la subiscono.
Dopo la quarta rete dei padroni di casa, il finale di gara evidenzia come Perišić e compagni si divertano a cercare la quinta firma, il che rende l’idea di come, molto tempo prima, gli uomini di Conte avessero ammainato il vessillo della combattività; forse è avvenuto dopo il momentaneo 2 – 1 firmato da Saibari.
L’eccezione è il solo McTominay, che bissa la rete di testa e si guarda intorno cercando segni di vita e fiducia da parte dei compagni: la risposta che trova è la quinta rete degli olandesi. Poi la sesta, con le dimensioni di un’umiliazione, non giustificata dall’inferiorità numerica dopo l’espulsione di Lucca.
Il Dottor Conte è chiamato a una terapia d’urto, in tempi brevissimi e con l’obiettivo di ribaltare il piano emotivo: sabato c’è l’Inter al “Maradona”.
Paolo Marcacci










