La polemica tra Giorgia Meloni e Maurizio Landini ha scatenato un acceso dibattito politico. Al centro della controversia, l’insulto sessista, in diretta televisiva, del sindacalista verso la presidente del Consiglio, definita “cortigiana” di Donald Trump. Un episodio che ha sollevato interrogativi sul doppio standard della politica italiana.

La polemica esplode in TV

Il caso è scoppiato durante la trasmissione “DiMartedì” su La7, quando Maurizio Landini ha definito Giorgia Meloni una “cortigiana” di Donald Trump. Il termine, chiaramente provocatorio, ha subito sollevato l’indignazione di molti esponenti politici, in particolare dalla maggioranza di centrodestra.

La reazione di Meloni non si è fatta attendere: la premier ha risposto sui social, postando la definizione di “cortigiana” dal dizionario, che in alcuni contesti è associata a significati pesanti come “prostituta“. La critica di Meloni è stata durissima, accusando Landini di usare un linguaggio sessista e “obnubilato dal rancore“. La polemica è stata alimentata anche dalle scuse parziali del leader della CGIL, che però non sono riuscite a fermare l’onda di indignazione.

L’intervento di Daniele Capezzone su Radio Radio

In diretta su Radio Radio, Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero, ha commentato la vicenda in modo pungente, definendo “completamente fuori luogo” il termine utilizzato dal leader della CGIL nei confronti della Meloni. Il suo intervento si è focalizzato sull’ipocrisia della sinistra, che, evidentemente non reagisce con la stessa intensità quando una donna di destra viene insultata rispetto a quando è una di sinistra a essere oggetto di attacchi.

Landini? Un gran signore… E’ andato in televisione da Floris e ha detto che Meloni è una cortigiana di Trump. Cosa è successo? Nulla. I soliti che ci martellano e ci hanno martellato sul sessismo e il patriarcato, quando si tratta di Meloni, vanno avanti come se niente fosse…

Capezzone ha anche ironizzato sull’assoluzione che il leader della CGIL ha ricevuto da parte di alcuni esponenti della sinistra, in particolare da Laura Boldrini, che ha minimizzato l’episodio giustificando l’uso del termine “cortigiana” come un fraintendimento linguistico.

Se fosse stato Salvini a dire a Schlein ‘cortigiana’, avrebbe scatenato una tempesta. Ma se lo fa Landini, tutto è permesso. È l’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia della sinistra“.

Secondo Capezzone, la difesa di Boldrini non fa che alimentare la percezione di una sinistra che non è coerente quando si tratta di difendere il rispetto delle donne, a meno che non si tratti di attaccare la destra.

Landini: “Meloni è una cortigiana di Trump” – Le reazioni politiche

Le parole di Landini hanno suscitato reazioni da entrambe le sponde politiche. Da un lato, esponenti di centrodestra come il vicepremier Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto hanno denunciato il “linguaggio volgare e sessista” usato dal sindacalista. Il leader di Forza Italia ha parlato di “incapacità di avviare un cambiamento culturale” da parte di certi uomini, mentre Crosetto ha sottolineato che le parole di Landini “confondono la libertà di espressione con la libertà di insulto“.

Dall’altro lato, esponenti di sinistra, come Laura Boldrini, hanno minimizzato l’episodio, cercando di giustificare Landini, affermando che il termine “cortigiana” era da intendersi come un errore linguistico. Boldrini ha anche suggerito che Landini, parlando al femminile, voleva in realtà riferirsi al termine “cortigiano“, che avrebbe avuto un significato meno offensivo.