“È sempre responsabilità dei genitori anche il cattivo comportamento dei ragazzi?” Secondo Maria Rita Parsi, psicologa e scrittrice, la risposta è complessa: “È un insieme di fattori. La famiglia resta la prima agenzia educativa e affettiva: si cresce dal grembo materno. Se la madre è serena e circondata d’affetto, questo influisce sui messaggi neurobiochimici che stimolano la vita e la crescita del bambino. Durante l’allattamento, lo svezzamento e la crescita, il bambino assorbe tutto ciò che lo circonda: affetto, educazione, esempi di contenimento o di abbandono. Le radici sono fondamentali, ma non bastano da sole”.
Il peso del contesto sociale e digitale
Oltre alla famiglia, crescono scuola, società e mondo digitale. “L’uso dei social e degli strumenti virtuali può essere positivo o negativo. Il cyberbullismo, per esempio, è una minaccia concreta: i ragazzi possono diventare protagonisti di azioni che provocano dolore o di iniziative costruttive. La digitalizzazione è ormai una vera agenzia educativa, che spesso supera scuola e famiglia e influenza profondamente la crescita dei minori”.
Evitare l’uso dei figli come specchio delle frustrazioni
Ricordiamo il caso del ragazzo di 13 anni, calciatore, con un papà che interviene come una furia aggredendolo. Maria Rita Parsi commenta: “Molti genitori trasformano i figli in strumenti per realizzare le proprie frustrazioni o rimedi mai ottenuti. Questo danneggia la crescita dei minori: la troppa protezione toglie loro la possibilità di misurarsi con i propri limiti. Genitori e insegnanti (ma anche educatori sportivi, parroci, scout, insegnanti di musica) devono agire in alleanza, promuovendo la crescita dei ragazzi senza strumentalizzarli”.
Inoltre, il sistema dei voti può essere fonte di pressione: “Un ragazzino bocciato con 5,75 non deve sentirsi penalizzato. Il voto dovrebbe aiutare a prendere coscienza delle proprie capacità, non essere una minaccia. L’accompagnamento deve essere motivante e educativo, non punitivo. I ragazzi devono imparare a misurarsi con i limiti, migliorare per sé stessi e non per paura o imposizione”.










