Oggi voglio parlarvi di turismo in Italia. Nonostante la percezione comune, il turismo conta meno di quanto si pensi per l’economia italiana a livello nazionale. Sebbene il nostro paese sia ricco di siti UNESCO e attiri milioni di turisti, il settore contribuisce al PIL italiano per una misura di circa il 6%.
Una percentuale nettamente inferiore rispetto a quanto spesso viene stimato, come ad esempio il 18% dichiarato a volte dalla ministra Santanchè.
Un confronto con altri paesi europei
Questo valore è anche inferiore rispetto ad altri paesi: per esempio Spagna, Portogallo e Croazia, dove il turismo incide molto di più. È nettamente minore rispetto ad altri settori dell’economia italiana, che valgono circa il triplo.
La principale ragione risiede nel basso valore aggiunto del turismo, ovvero nella differenza tra quanto un bene viene venduto da un’azienda e quanto l’azienda spende per realizzarlo.
Perché succede? Perché le attività come alberghi e ristoranti hanno dei limiti di crescita fisica: non possono scalare come altri settori.
Mercato del lavoro: precarietà e bassi salari
Inoltre, il settore presenta problemi strutturali nel mercato del lavoro. Conta circa 1,6 milioni di occupati, ovvero circa il 7% del totale nazionale. Questi lavoratori sono pagati mediamente poco, impiegati spesso stagionalmente, con una retribuzione media di circa 10 euro l’ora e guadagni annuali che si aggirano intorno ai 10.000 euro.
Questi sono i dati reali del turismo italiano.
Italia, turismo e piccoli borghi: una funzione sociale
Tuttavia, il turismo è fondamentale per i piccoli borghi italiani. Senza le entrate derivanti dal settore, questi rischierebbero lo spopolamento. Il turismo ha dunque anche una funzione sociale.
Ovviamente, non sto parlando di città come Roma o Firenze, ma di quei piccoli comuni che costituiscono l’87% del totale italiano. Questi ricavano circa 5 miliardi di euro dal turismo e beneficiano anche della tassa di soggiorno, che nel 2024 ha generato oltre un miliardo di euro.
Apro una piccola polemica: qualcuno mi deve spiegare perché io, cittadino italiano, che vado a lavorare a Roma, devo pagare la tassa di soggiorno.
Francamente, il Colosseo l’ho già visto parecchie volte. Non vado a Roma per vederlo, ci vado per lavorare. Invece, non facciamo pagare magari per decenni l’ingresso a bellezze storiche a chi viene dall’Australia.
Chiusa la polemica.
Italia: Ecco come vengono usati i soldi del turismo
Gli introiti della tassa di soggiorno, sebbene destinati al turismo, vengono spesso utilizzati dai comuni per riequilibrare i bilanci generali. Non sempre, quindi, finiscono dove dovrebbero. Dunque, quando parliamo di turismo, dobbiamo essere attenti. Non dobbiamo enfatizzarne il valore più del dovuto, ma nemmeno sottovalutarne la portata per il nostro Paese.










