Ursula von der Leyen bersagliata: con Donald Trump accetta il 15% di dazi durante un incontro in Scozia. Sinistra furibonda (e ci mette in mezzo pure la Meloni).

Ursula chi? E’ la reazione improvvisata di una parte della politica italiana dopo che la presidente della Commissione europea è andata in Scozia a parlare di dazi con Donald Trump. Lo aveva detto il presidente USA, anche con un linguaggio poco politicamente corretto, che alla fine tutti i leader sarebbero corsi ad accettare le sue condizioni. Questo dopo che in Europa è esplosa la reazione emotiva mediatica: per i dazi di Trump erano pronti i “bazooka” europei. Ma lo aveva detto anche il presidente russo Vladimir Putin dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca: “Vedrete, presto e molto rapidamente si metteranno ai piedi del padrone e scodinzoleranno dolcemente“. Spoiler: così è stato. Ursula von der Leyen ha raggiunto il presidente statunitense ad Aberdeen e ha firmato l’accordo sui dazi: 15% sulla maggior parte delle esportazioni UE verso gli USA. Ma la presidente di Commissione non si è limitata ad abbassare il “bazooka”.

Non solo dazi: si avvera la vecchia ipotesi sul gas

Era stato ampiamente previsto: l’Europa avrebbe sostituito il gas russo con quello statunitense. E così è stato decretato l’altro giorno in terra scozzese, con Ursula che poi ha confermato in pompa magna durante la conferenza stampa. 750 miliardi di dollari dovrebbero essere i fondi destinati all’acquisto di energia USA. Una “sottomissione” per la Francia, un accordo positivo per gli altri, un “Trump si è mangiato von der Leyen per colazione” secondo Orban. In Italia chi l’ha sempre sostenuta a spada tratta, ora la condanna. E in mezzo ci finisce anche la Meloni.

Eppure all’idea che con Trump ci si potesse trattare anche individualmente, Paese per Paese, si era scatenato il putiferio: “Tutti insieme forti!”. Al tavolo dei negoziati niente Meloni, o Sanchez, o Macron, ma l’UE unita. Detto fatto: Ursula incontra The Donald e lo accontenta. “Colpa di Meloni”, dice qualcuno.

Ascolta l’editoriale di Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero.