I numeri sono importanti, soprattutto se migliorano i dati già soddisfacenti espressi in passato. Parliamo di abbonamenti, perché è arrivato l’ “abbona – menti”: colui che, partito da una posizione di pregiudizio negativo della piazza nei suoi confronti, con la conferenza di
insediamento e con un’illustrazione sommaria degli intenti che devono essere suffragati dall’applicazione del suo piano di lavoro, ha conquistato la mente dei tifosi. Il cuore no, quantomeno non ancora, perché sarebbe innaturale; la mente sì, perché nella cultura della quotidianità lavorativa di “Gasp” c’è esattamente tutto ciò che il pubblico della Roma ha spesso rimproverato come mancanza ai propri giocatori, addirittura anche nelle epoche di Totti e De Rossi: la cultura del sacrificio; l’intensità del lavoro che arriva alle soglie del dolore, inteso come prosciugamento delle risorse in nome del raggiungimento della condizione.

Musica per le orecchie dei tifosi: l’arrivo di uno, forse il solo, capace di non guardare in faccia nessuno; gli scettici potrebbero pensare: proprio per questo rischia di essere messo ai margini dallo spogliatoio. Sbagliato: dimenticano che alla conferenza di presentazione il primo al quale brillavano gli occhi era Claudio Ranieri, garante dell’arrivo di Gasperini, sostenitore sin da subito della candidatura, affiancamento e “lubrificante” del complesso ingranaggio della compatibilità tra il tecnico di Grugliasco e il mondo romanista.

Sullo sfondo, un popolo che ha battuto i propri record in termini di adesione: stavolta non solo perché i romanisti comprano a scatola chiusa in nome della propria passione ma anche perché è arrivato uno che porta in dote esattamente ciò che loro da anni invocavano. In cambio, i tifosi stavolta potrebbero offrire qualcosa che è sembrato innaturale per decenni, nel mondo giallorosso: la capacità di saper aspettare.