“Sembrano passati cinquant’anni dall’epoca di Bonucci e Chiellini, non quattro com’è in realtà”


È un brutto sogno; del resto, fuori piove. Magari potessimo iniziare davvero così il nostro commento, per poi svegliarci e renderci conto che nulla era vero, a cominciare da un primo tempo trascorso senza mai concludere verso la porta norvegese.
Aglio, Oslo e peperoncino: per i nostri connazionali residenti in Norvegia e presenti all’Ullevaal Stadion vedono il loro orgoglio sfumare sin dalle ultime note dell’Inno di Mameli.

Gianluca Mancini a casa e manca in campo un marcatore forte ed esperto per controllare Haaland, come se prima non segnassero anche Sorloth e Nusa: Luciano Spalletti avrebbe da spiegare un bel po’ di situazioni appresso alle quali si è complicato – ulteriormente – la vita in questi mesi.

Dobbiamo essere sinceri: il tecnico di Certaldo, da quando è seduto sulla panchina della Nazionale, sta esemplificando come nessun altro la grande differenza che passa tra il lavoro dell’allenatore e quello del Commissario Tecnico. In più, fare il selezionatore avendo a disposizione il materiale umano offerto dalla generazione attuale dei nostri calciatori, vuol dire avere a che fare con una lunga serie di intercambiabili, senza valori assoluti e in assenza, anche, di capi carismatici per il gruppo. Sembrano passati cinquant’anni dall’epoca di Bonucci e Chiellini, non quattro com’è in realtà.

Paolo Marcacci