Alberto Malesani è uno di quegli allenatori che non passano inosservati. Ha guidato undici squadre diverse in Serie A: un record assoluto che condivide a pari merito con un altro grande del nostro calcio come Carlo Mazzone. E i risultati parlano per lui. Il veronese è infatti l’unico a poter vantare un triplete di tutto rispetto come quello raggiunto col Parma: Coppa Italia, Coppa UEFA e Supercoppa Italiana nella stagione 1998-1999, quando i crociati facevano paura in Europa.

In carriera ha trasformato Rui Costa in regista a Firenze, ha difeso con i denti Batistuta dalle critiche, ha fatto esultare Verona nel derby col Chievo (e anche arrabbiare più di qualcuno), ha tenuto insieme lo spogliatoio del Bologna mentre la società non pagava gli stipendi, e in Grecia, ai tempi del Panathinaikos, è passato alla storia per una delle conferenze stampa più esplosive, iconiche e ‘virali’ della storia di questo sport.

Spesso fuori dagli schemi, schietto, emotivo, mai banale. Uno che il calcio lo vive fino in fondo, e che oggi si dedica alle sue vigne con la stessa passione con cui una volta leggeva le partite.

In diretta su Radio Radio Mattino – Sport e News, Malesani si è lasciato andare a una chiacchierata a ruota libera: dalla girandola di allenatori al ritorno di Sarri alla Lazio, passando per l’eredità di Gasperini all’Atalanta e il futuro di Conte al Napoli.

La girandola degli allenatori

“Beh, sinceramente non è che ho seguito più tanto le ultime notizie. Ho giusto letto qualcosa… Ma tanto è come ogni anno. C’è sempre questa girandola di allenatori, sempre di più. Perché sempre più siamo legati ai risultati”.

Malesani e il suo Bologna: l’opinione su Italiano e Thiago Motta

“Mi sono piaciuti entrambi. Vincenzo, secondo me ha dato una maggiore intensità alla squadra e magari anche un po’ più di coraggio in avanti. Però anche quello di Thiago era un bel Bologna. Diciamo che è una bella realtà, vuol dire che anche il materiale è buono, quindi applauso anche ai dirigenti, a Giovanni Sartori, direttore sportivo, che ha messo a disposizione magari gente anche poco conosciuta, ma molto brava”.

Malesani, l’Atalanta post-Gasperini: continuità o rivoluzione?

Juric? Non lo so, è una domanda un po’ difficile. Io penso che nel momento in cui scegli un allenatore devi dimenticare quello che se n’è andato, perché ognuno di noi è diverso dall’altro. Anche se sembra che magari, non so, certi tipi di allenatori si assomiglino, in realtà non è così”.

“Io credo, dall’esperienza che ho avuto io nel calcio, che una società forte è quella che aiuta il più possibile l’allenatore, che lo capisce in tutte le sue sfaccettature, dal punto di vista morale e dal punto di vista tecnico-tattico. Lì, allora, ‘rischi’ di avere successo”.

“Gasperini è unico, è un allenatore che ha fatto la sua storia, che ha il suo modo di vedere le cose. Qualsiasi altro allenatore che arriverà non sarà mai come lui. Sarà fondamentale sintonizzarsi fin da subito con il nuovo tecnico”.

Il ritorno di Sarri alla Lazio e il caso Baroni

“Sarri-Lazio? Allora, lo dico con un po’ di rimpianto. Sarri è uno degli allenatori che mi piace più di tutti nel panorama attuale calcistico. Anzi, è uno dei pochi che sono andato a vedere allo stadio dopo che non ho più fatto l’allenatore, perché mi incuriosiva vedere il suo lavoro dal vivo. Sono andato due o tre volte allo stadio a vedere Italiano e a vedere Sarri. Quindi ben venga, perché Sarri è un bravo allenatore secondo me. Però, dall’altra parte, mi dispiace per Marco Baroni, che ha iniziato con me e che comunque so, ho letto, che dovrebbe andare a Torino. Sono felice che abbia trovato subito un altro incarico, perché se lo merita. È passato in secondo piano il grande campionato che ha fatto con i biancocelesti”.

“Anche con Baroni, come vedete, per una partita andata male, per i giornali è stato compromesso un anno intero di lavoro. Per noi che invece siamo dentro al calcio, per noi allenatori, per i giocatori, sappiamo benissimo che una partita non può scalfire un anno come quello di Baroni. Però la vita è questa, il calcio è questo, il mondo è questo. Va veloce anche lui, e purtroppo Marco è dovuto andare via”.

Cosa aspettarsi dal secondo anno di Conte al Napoli

“Che migliori. Che migliori nel senso che faccia più punti in campionato, ma soprattutto che riesca a portare il Napoli a essere competitivo anche nelle coppe. Perché è questo che manca sia a lui che ai partenopei, secondo me. Il campionato l’aveva già vinto, ora deve tornare protagonista nelle coppe, perché una squadra diventa grande nel momento in cui riesce a imporsi anche a livello internazionale”.