Orbán a muso duro contro Bruxelles: il segnale lanciato all’UE non lascia più alcun dubbio

Viktor Orbán, presidente ungherese e figura ormai da tempo in contrasto con l’establishment europeo, lancia un segnale netto e senza ambiguità: l’Ungheria potrebbe abbandonare l’Unione Europea. La critica al “costrutto tecnocratico e repressivo” di Bruxelles si fa aperta, diretta, priva di filtri. Un’uscita dall’UE, secondo Orbán, permetterebbe al suo Paese di riacquistare pienamente la propria sovranità nazionale.

Un’Unione simile a una prigione

Non illudiamoci: uscire dall’Unione Europea non è semplice, anzi, è un’impresa ardua. Lo dimostra il caso del Regno Unito, che nel 2016 riuscì a completare la Brexit. Ma Londra aveva mantenuto la propria moneta nazionale, evitando così di aderire a quel vero e proprio metodo di governo rappresentato dall’euro. Un gesto di prudenza che ora appare lungimirante. Non a caso, parafrasando il sommo poeta, verrebbe da scrivere sull’ingresso dell’UE: “Lasciate ogni speranza, voi che entrate”.

Lo scenario di un’uscita ungherese

Senza nutrire illusioni, è però possibile immaginare uno scenario concreto: l’Ungheria che rompe con Bruxelles. Un atto di enorme portata simbolica e politica, che potrebbe aprire nuovi spazi di riflessione per altri Paesi. L’uscita di Budapest dall’UE rappresenterebbe un precedente importante, dimostrando che la “fuga” dal blocco europeo è ancora percorribile. Potrebbe innescare un effetto domino, con altri Stati pronti a seguire l’esempio.

Il malcontento e l’attesa

In Italia – e non solo – i partiti che in passato invocavano l’uscita dall’Unione e dall’euro hanno ormai accantonato quella linea, allineandosi ai dettami di Bruxelles. Emblematici i casi della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, oggi parte integrante dell’ordine dominante. Eppure il malcontento dei popoli europei cresce, alimentato da una governance percepita come distante, neoliberale e tecnocratica. L’UE appare come l’unione delle élite contro i lavoratori, le nazioni, i ceti medi. Ora resta da vedere se Orbán manterrà le sue promesse o se userà la minaccia dell’uscita solo come strumento negoziale. In ogni caso, sarà una svolta da osservare con grande attenzione.

RADIOATTIVITA’ – LAMPI DEL PENSIERO QUOTIDIANO CON DIEGO FUSARO