“Quando sarò eletto presidente degli Stati Uniti, farò smettere la Guerra in Ucraina in meno di 24 ore“. Queste le parole di Donald Trump durante la campagna elettorale che fin da subito (nonostante, nel frattempo, le ore si siano trasformate in mesi) ha sempre palesato l’intenzione di fondare la sua politica estera sul raggiungimento di un accordo con Vladimir Putin.
Non certamente la più facile delle imprese, considerando la delicatezza della questione e le spigolosità proprie del suo interlocutore. Ma l’intento è chiaro, oltre che interessato. La pace in Ucraina, infatti, oltre a essere un’eventuale buona notizia per l’intera comunità internazionale, rappresenterebbe anche un ulteriore vantaggio economico per gli USA.
Più volte in questi mesi la repubblica a stelle e strisce ha manifestato il desiderio di trovare un punto d’incontro con il presidente Zelensky rispetto alle fatidiche “terre rare”. Cioè tutti quegli elementi chimici della tavola periodica (fra cui il Lantanio e lo Scandio) utilizzati nel settore medico e tecnologico.
Dunque, è alla luce di tutto questo che la telefonata odierna fra Trump e il presidente russo Putin (la 4° dall’insediamento del repubblicano alla Casa Bianca) deve essere vista e interpretata.
Putin a Trump: “Pronti a lavorare con Kiev a memorandum per futura pace”
Stando alle primissime agenzie riportate subito dopo la fine del loro colloquio, l’odierna conversazione fra Trump e Putin non sembra aver portato a stravolgimenti particolari della situazione. L’impressione, è che pur riconoscendo l’importanza diplomatica della riapertura inedita e concreta di un canale di comunicazione fra Russia e Stati Uniti, la trattativa sarà molto lunga e travagliata.
Putin ha infatti definito la telefonata con il suo omologo “significativa, franca e molto utile”, secondo quanto riferito dall’agenzia Ria Novosti. Ma durante il colloquio ha precisato che che un cessate il fuoco con l’Ucraina sarà possibile solo “una volta raggiunti accordi appropriati” (Tass). Il presidente russo ha inoltre affermato che Russia e Ucraina potranno trovare dei “compromessi”, ma sarà fondamentale “eliminare le cause principali della crisi”, ribadendo quindi la necessità di affrontare alla radice le tensioni che hanno portato al conflitto, come le presunte ingerenze della NATO etc.
Tuttavia, è da registrare quella che, almeno formalmente, sembra essere la prima vera apertura di Putin all’Ucraina. Infatti, come riportato dall’agenzia Tass, la Russia è pronta a collaborare con la controparte ucraina alla stesura di un memorandum in vista di un possibile accordo di pace futuro. Le dichiarazioni del presidente russo: “La Russia proporrà ed è pronta a lavorare con la parte ucraina su un memorandum su un possibile futuro accordo di pace con la definizione di una serie di posizioni“. Tra i punti chiave, ha spiegato Putin, ci sono “i principi della soluzione, i termini di un possibile accordo di pace e così via, compreso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo di tempo se vengono raggiunti gli accordi pertinenti“.
Putin-Trump: una comunicazione complessa tra segnali e stalli
Il colloquio telefonico del 19 maggio rappresenta il quarto contatto diretto tra il presidente russo Vladimir Putin e l’americano Donald Trump da quando quest’ultimo ha assunto l’incarico alla Casa Bianca. In questi quattro mesi, non sono mancati altri scambi, anche a livelli diversi, segnati da aperture sporadiche sul fronte ucraino, ma anche da momenti di forte tensione. Ecco una cronologia delle principali tappe di questo difficile confronto.
20 gennaio 2025: le prime aperture
Nel giorno dell’insediamento di Trump, Putin si congratula pubblicamente con il nuovo presidente statunitense e dichiara che Mosca è disposta a dialogare con Washington sul conflitto in Ucraina. Il leader del Cremlino accoglie con favore la posizione di Trump sulla “necessità di evitare una terza guerra mondiale“.
12 febbraio: Trump-Putin, il primo confronto diretto
Le due parti confermano contemporaneamente una nuova telefonata di un’ora e mezza. Trump annuncia l’inizio immediato dei negoziati sull’Ucraina e si dice fiducioso nell’esito positivo.
18 febbraio: primi incontri a Riad
A Riad si svolge il primo confronto diretto tra una delegazione russa, guidata da Serghei Lavrov, e una americana, capeggiata dal segretario di Stato Marco Rubio.
28 febbraio: vertice a Istanbul
Delegazioni di Russia e Stati Uniti si riuniscono a Istanbul con l’obiettivo di normalizzare i rapporti diplomatici. I colloqui proseguiranno anche ad aprile.
18 marzo: Trump-Putin, una ‘roadmap’ per la pace
Terzo contatto telefonico tra Trump e Putin, della durata di due ore e mezza. Secondo fonti della Casa Bianca, i due leader concordano una tabella di marcia per arrivare a una pace duratura.
30 marzo: minaccia di nuove sanzioni
Trump lancia un avvertimento: in assenza di un accordo per la fine del conflitto, gli Stati Uniti potrebbero imporre tariffe secondarie sul petrolio russo.
15 maggio: attesa per un incontro diretto
Il presidente americano dichiara che “nulla cambierà finché lui e Putin non si vedranno di persona”. Nel frattempo, a Istanbul si svolgono i primi negoziati diretti tra le due potenze dopo tre anni. Il giorno seguente, Trump lascia intendere che una nuova telefonata con il leader russo è imminente.
19 maggio: Trump chiama Putin per la quarta volta | Nuovo tentativo di svolta
Avviene la quarta telefonata tra Trump e Putin, nel tentativo – almeno da parte della Casa Bianca – di imprimere una svolta concreta alla crisi in Ucraina.
Trump-Putin, la posizione del Cremlino: “Grati all’America per la sua mediazione“
Il Cremlino ha dichiarato che i negoziati per la pace in Ucraina saranno “minuziosi e, forse, a lungo termine”. Lo ha affermato il portavoce Dmitry Peskov, spiegando che ci sono “un gran numero di sfumature” da affrontare. La Russia, ha aggiunto, “è pronta a questo lavoro”.
Peskov ha poi chiarito che un incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump “non è in questo momento in preparazione”. La smentita arriva dopo che la Casa Bianca aveva aperto alla possibilità di un faccia a faccia tra i due presidenti.
Secondo il Cremlino, la Russia raggiungerà gli obiettivi dell’operazione militare in Ucraina, ma sarebbe preferibile farlo “attraverso mezzi politici e diplomatici”. Infine, dopo aver confermato nella mattinata di oggi la telefonata fra i due leader mondiali, Peskov ha sottolineato che la Russia è “grata all’America per la sua mediazione” nella crisi ucraina.
Zelensky: “Pronto a negoziati diretti con leadership russa”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rinnova l’appello a Vladimir Putin per un confronto diretto, dopo gli incontri tra le delegazioni di Kiev e Mosca avvenuti la settimana scorsa a Istanbul.
“L’Ucraina insiste sulla necessità di un cessate il fuoco completo e incondizionato” che “dovrebbe avere una durata sufficiente e prevedere la possibilità di proroga. La nostra offerta, concordata con i partner, è di 30 giorni. Siamo pronti per questo. Siamo anche pronti a incontrarci a livello di leader per risolvere questioni chiave. L’Ucraina non ha paura dei negoziati diretti con la Russia, ed è importante che la leadership russa non prolunghi la guerra”, ha scritto su Telegram.
Zelensky ha parlato in seguito a una riunione strategica sul fronte diplomatico, mirata a mettere fine al conflitto e raggiungere una pace stabile e duratura. All’incontro hanno partecipato diversi alti funzionari, tra cui il ministro della Difesa Rustem Umerov, a capo della delegazione ucraina che ha preso parte ai colloqui del 15 e 16 maggio in Turchia.
Tali incontri “hanno dimostrato al mondo la nostra disponibilità ad avvicinarci alla pace e, di conseguenza, la necessità di fare pressione sulla Russia affinché ponga fine alla guerra. In effetti, il risultato più importante dell’incontro è stato l’accordo sullo scambio di prigionieri 1.000 contro 1.000. Il nostro team sta attualmente elaborando i dettagli dello scambio“, ha spiegato.
Zelensky ha inoltre dichiarato che Umerov ha “riferito i dettagli specifici dei colloqui con i russi. La delegazione ucraina è riuscita a mantenere la conversazione entro un quadro dignitoso. Tutti i tentativi di minaccia da parte della Russia sono stati respinti“.