Garlasco, spuntano nuovi retroscena ▷ Bruzzone: “Impronta dimenticata? Occhio al dettaglio cruciale”

A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia ha riaperto le indagini, spostando i riflettori su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Già indagato e poi archiviato nel 2017, Sempio è ora al centro di nuove attenzioni investigative. Recenti consulenze genetiche hanno reso utilizzabili, grazie ai progressi scientifici, tracce di DNA maschile rinvenute sotto le unghie di Chiara, precedentemente considerate non idonee per confronti. Inoltre, secondo quanto riportato dal Tg1, sarebbe stata rinvenuta l’impronta della mano di Andrea Sempio, al momento unico indagato, accanto al corpo di Chiara Poggi.

Un’impronta “dimenticata”?

Nel dibattito riaperto sul caso Garlasco, la criminologa Roberta Bruzzone invita alla cautela ai microfoni di Lavori In Corso. La presunta “impronta ignorata per 18 anni” di Andrea Sempio sul luogo del delitto, secondo Bruzzone, non è stata affatto trascurata: “All’epoca chi ha valutato le impronte che sono state rilevate l’ha ritenuta non utile a fini comparativi perché era scarsamente qualitativa, che è cosa diversa dall’ignorata”. Non solo: il colore rossastro che ha acceso il clamore mediatico non è sangue, ma reagente chimico. “È il colore della nitidrina, il reagente utilizzato per le impronte latenti, quindi potrebbe essere un’impronta preesistente rispetto alle tracce ematiche“.

Il contesto forense: “Non è un’impronta nel sangue”

Per la Bruzzone, è fondamentale ricostruire correttamente la scena del crimine, evitando semplificazioni. “Non è una impronta che ha rilasciato materiale ematico, peraltro è un’impronta singola in un punto in cui, se ci fosse stato il passaggio di un soggetto, avremmo dovuto trovare un macello di tracce, perché era pieno di sangue“. A suo avviso, quindi, l’elemento non può essere considerato la prova risolutiva. “Se fosse rilevante al punto da essere determinante, oggi avremmo un arresto“, taglia corto.

Cautela investigativa: “Quel dato va contestualizzato”

La criminologa sottolinea che l’analisi di un elemento tecnico non può prescindere dalla sua cornice spazio-temporale. “È un dato che va contestualizzato in maniera molto, molto precisa, perché stiamo parlando di situazioni molto delicate“. La rilevanza attribuita oggi a quella stessa impronta va quindi pesata con attenzione: “I materiali sono quelli dell’epoca, non è che l’hanno fatto adesso l’accesso alla scena”. La rivalutazione dell’elemento non è di per sé un errore, ma va giustificata.

Il sistema sotto esame: “Mettersi in discussione è un buon segnale”

Per Bruzzone, la riapertura dell’inchiesta ha un significato che va oltre il singolo elemento tecnico. “Una volta che l’autorità riflette su un pronunciamento sulla base di elementi solidi, è sempre un buon segnale, perché vuol dire che è un sistema che è in grado anche di mettersi in discussione“. Tuttavia, aggiunge, è altrettanto importante verificare su quali basi si mette in discussione il passato. Il fatto che la Procura abbia convocato anche Marco Poggi, fratello della vittima, è un indizio importante: “Mi dice che quell’impronta non ha un’unica lettura, perché altrimenti per quale motivo convocare il fratello, che è l’unico che può stabilire se Sempio si è spostato in quell’ambiente in un’epoca precedente rispetto al delitto?”.