La beffa green è servita: Von der Leyen fa marcia indietro per un solo paese e stacca lo scontrino

Durante il suo primo mandato, Ursula von der Leyen si era espressa in modo formale e deciso a favore delle cosiddette imprese “green”. Tuttavia, oggi la stessa Commissione Europea sembra fare marcia indietro su molti dei principi legati alla sostenibilità aziendale.

Nell’ottobre 2023, forse qualcuno lo ricorderà, la Commissione von der Leyen aveva proposto un regolamento pensato per prevenire l’inquinamento da microplastiche lungo l’intera catena di approvvigionamento della plastica. Oggi, la Commissione guidata sempre da Von der Leyen – o meglio, la sua numero due – sembra voler gettare quel regolamento nel cestino, nonostante il sostegno di ben 26 Stati membri. A quanto pare, l’opposizione di un solo Paese starebbe bloccando tutto. Sapete quale? Indovinate: 3, 2, 1… esatto, la Germania. Berlino ha espresso riserve sostenendo che il regolamento comporterebbe oneri eccessivi per le piccole e medie imprese.

Il dietrofront della Commissione Europea

Intanto, mentre i negoziatori del Parlamento europeo cercano un compromesso su un secondo testo, la Commissione ha già fatto sapere che probabilmente si opporrà all’accordo. Lo scorso 3 aprile, la plenaria del Parlamento ha approvato una misura d’urgenza con il meccanismo dello “stop the clock”, all’interno del più ampio pacchetto legislativo Omnibus 1. In parole semplici: si propone di fermare l’orologio sugli obblighi di rendicontazione delle imprese in materia di sostenibilità.

Il rinvio prevede:
• Due anni per la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD),
• Un anno per la direttiva sulla due diligence delle supply chain (catene di fornitura sostenibili).

Come dico da anni ai miei clienti – sono consulente strategico e potete trovarmi su valeriomalvezzi.it – il mondo sta cambiando, e lo fa proprio su questi temi, in particolare quelli ambientali.

Quali saranno le conseguenze?

Secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, questa inversione di rotta penalizzerà le imprese virtuose: quelle che hanno investito tempo e risorse per essere pronte alle nuove direttive. Un rinvio affrettato rischia di minare la credibilità dell’intero quadro normativo sulla sostenibilità.

Ma cosa sta succedendo a Ursula von der Leyen? Forse si sta accorgendo che il resto del mondo va in tutt’altra direzione, mentre noi, in Europa, sembriamo essere la parte più vecchia, più povera – permettetemi di dire anche più stupida – che pretende di cambiare il mondo pur rappresentando solo qualche centinaio di milioni di persone, per di più anziane e con risorse economiche sempre più scarse. Tutto questo è il risultato delle ideologie che l’Unione Europea ha perseguito per trent’anni.