Milan, il problema non era Fonseca? I numeri con Conceição

Una sola vittoria nelle ultime 6 partite, con tre sconfitte di fila in campionato e l’eliminazione dalla Champions League contro il Feyenoord. Il Milan era in crisi con Paulo Fonseca, e continua ad esserlo sotto la guida di Sergio Conceição. In tanti, fra gli addetti ai lavori, erano convinti che dopo l’addio del tanto vituperato (e deriso, nei salotti TV) tecnico ex Roma le cose sarebbero andate meglio, ma così non è stato.

Dopo il trionfo ‘circostanziale’ in una Supercoppa dal format più unico e estemporaneo che mai, il portoghese ex Porto non è riuscito a migliorare realmente il rendimento della squadra, andando anzi a peggiorare quelli che erano i numeri criticatissimi della gestione precedente.

41 punti in 27 giornate – negli ultimi 10 anni solo una volta i rossoneri hanno fatto peggio, nella stagione 2019/2020 (39 pt); quella di Giampaolo e l’approdo a Milanello di Stefano Pioli, futuro campione d’Italia. Anche lui, soprattutto l’anno scorso, è stato oggetto di critiche feroci da parte dei tifosi e dei media. Eppure, all’atto pratico, si tratta dell’unico allenatore che in questi anni ha ridato un po’ di dignità a un Milan ormai sempre più lontano dai fasti del suo passato.

Acquisti sbagliati; scelte societarie alquanto ‘naïf’; una rosa assolutamente inferiore a quelle di altre big come Inter e Juventus. Eppure, negli ultimi tempi sul banco degli imputati c’è sempre stato l’allenatore di turno. Ma nonostante l’avvicendamento in panchina, la situazione non è migliorata più di tanto. In tal senso, i numeri parlano chiaro: il Milan di Conceição ha avuto fino ad ora un rendimento peggiore di quello di Fonseca, trattato troppo spesso, e ingiustamente, come l’ultimo degli imbecilli.

Milan, Fonseca: la prova che il tempo è sempre galantuomo

29 dicembre 2024 – Nemmeno il tempo di uscire dallo stadio: dopo il pareggio 1-1 contro la Roma di Ranieri, la società comunica a Fonseca la decisione di sollevarlo dall’incarico. In campionato, dopo 17 giornate, il portoghese lascia la squadra all’ottavo posto con 27 punti, a 8 lunghezze di distanza dalla Lazio quarta. In quel momento, la media dei punti a partita era di circa 1,59; risultato di uno score consistente in 7 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte.

I gol fatti dalla squadra erano 26 (media di 1,53 a p.); 17 quelli subìti (media di 1 rete esatta a p.). Si tratta di dati che, nel loro complesso, danno l’idea di una squadra abbastanza fragile difensivamente e ‘sciupona’ in fase offensiva. Su 92 conclusioni nello specchio della porta, solo 26 si sono trasformati in gol, per un tasso di realizzazione pari solo al 28,3%.

Insieme a una percentuale di vittorie vicina al 41% (quello delle sconfitte è del 23,5%), tutti questi numeri delineano i confini di un rendimento che, evidentemente, ha talmente insoddisfatto la proprietà da convincerla a esonerarlo. A distanza di oltre due mesi, ne è valsa davvero la pena?

Conceição: confusione, arroganza e un ‘sigaro’ decisamente prematuro

Al di là delle opinioni personali di ciascuno, la risposta matematica è assolutamente no. Fino ad ora, sotto la guida tecnica di Sergio Conceição, in campionato il Milan ha giocato 10 partite (compreso il famoso recupero del Dall’Ara contro il Bologna), collezionando meno della metà dei punti disponibili: 14 (media esatta di 1,4 a p.). I gol fatti sono 13, così come quelli subìti; annotati in un totale di 4 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte.

In confronto alle statistiche registrate durante la ‘reggenza’ di Paulo Fonseca, i dati relativi alla gestione dell’ex Porto sono pressoché uguali, se non addirittura peggiori. La media punti di Conceição è più bassa (1,4 vs 1,59), così come quella relativa ai gol fatti (1,3 vs 1,53). Al contrario, sono più alti i valori inerenti alla media dei gol subìti (1,3 vs 1) e alla percentuale di sconfitte (40% vs 23,5%).

Oltre a ciò, la mancanza di concretezza davanti la porta non solo è stata una questione irrisolta, ma anzi il suo peso è anche leggermente peggiorato, con un tasso di realizzazione sceso al 24,5% (13 gol su 53 tiri totali in porta).

Pur riconoscendo le responsabilità di un allenatore in confusione e forse troppo arrogante nel modo di porsi (emblematico il famoso ballo col ‘sigaro’ dopo la vittoria in Arabia), è chiaro come anche in questo caso sia estremamente riduttivo accusare l’allenatore di essere l’unico colpevole della crisi rossonera. Le cause sono senz’altro più profonde; legate probabilmente più alla gestione della società che al lavoro in campo.

L’esoso mercato fatto l’estate scorsa, poi sconfessato nelle scelte con una rivoluzione ancora più dispendiosa a gennaio, con i vari Felix e Gimenez; la figura e le mansioni di Ibrahimovic come dirigente; sono solo due dei temi che generano più perplessità riguardo alle scelte dei proprietari.

Una cosa è certa: Paulo Fonseca; ‘lo scemo del villaggio’ per eccellenza nei vari post partita, non era il male assoluto dell’A.C. Milan. E Sergio Conceição (per quanto resti un bravo allenatore), non può essere l’unica soluzione alla crisi di un club che, forse, è da ricostruire sotto tanti aspetti.