Continua la tragedia della Romania, divenuta il laboratorio politico dell’Unione Europea e della sua tecnocrazia repressiva, impropriamente definita “democrazia”. Scopriamo ora, infatti, che Georgescu è stato definitivamente escluso dalle elezioni presidenziali del suo paese. Com’era prevedibile, sono scoppiate proteste in tutta la Romania per questa vicenda vergognosa e surreale, che segna, a nostro giudizio, la bancarotta finale dell’Unione Europea. La tragedia si è consumata in tre atti, che vogliamo ripercorrere rapidamente, a volo d’aquila.
Il primo atto risale a qualche mese fa, quando Georgescu vinse le elezioni, che furono però immediatamente annullate con la scusa di presunte interferenze russe, mai chiarite nei dettagli. Si disse allora che Georgescu era un uomo di Putin, un pericolo per la democrazia europea, un nemico dei valori di quell’Occidente che da tempo proponiamo di ribattezzare “Occidente Liberale Atlantista”.
Il secondo atto della tragedia si è consumato pochi giorni fa: Georgescu è stato fermato dalla polizia con l’accusa di aver organizzato gruppi pericolosi per la democrazia europea. E adesso, dulcis in fundo, siamo giunti al terzo e definitivo atto della tragedia: la sua esclusione definitiva dalle elezioni.
Il fabula docet è chiaro, almeno per chi non voglia adottare la strategia ben nota dello struzzo, che nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che gli sta attorno. L’Unione Europea non è quella democrazia che pretende di essere, nobilitandosi con toni pomposi e magniloquenti.
L’Unione Europea è una tecnocrazia repressiva, che ricalca i moduli dello schema americano, se possibile rendendolo ancora meno democratico. Si è spalancata dunque una nuova finestra di Overton, grande come una casa: nell’Unione Europea, se si vincono le elezioni ma si è sgraditi a Washington e Bruxelles, esse possono essere annullate. Si viene fermati dalla polizia. E infine si viene esclusi dalla possibilità di competere nell’agone elettorale.
C’è ancora qualcosa di poco chiaro? Lo stesso Georgescu ha commentato la vicenda con comprensibile rabbia e sgomento, definendo senza mezzi termini una dittatura il nuovo ordine imposto dagli “euroinomani” e dagli austerici delle brume di Bruxelles. D’altronde, l’Unione Europea non è mai stata una vera democrazia.
Fin dalla sua origine è stata l’emblema della dominazione plutocratico-capitalistica del vecchio continente, riorganizzato dopo l’Annus Horribilis del 1989 in una struttura verticistica, a beneficio delle élite dominanti e contro gli interessi delle masse popolari, delle nazioni, dei lavoratori e della classe media. Ora cade definitivamente la maschera: l’Unione Europea si mostra per ciò che è realmente. Una plutocrazia finanziaria neoliberale e bellicista.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro