Bernabeu, non c’è due senza Mbap-tré ▷ Lo Scatto

Nel calcio può sempre accadere di tutto…a meno che non si giochi al “Santiago Bernabeu”, dove l’eco della storia sgretola un tocco dopo l’altro l’autostima di ogni ospite che si illuda di mettersi a proprio agio.

C’è da dire che il Manchester City si presenta con un atteggiamento più dimesso di quello di Gasperini quando parla di Lookman, vestito quasi da Arezzo e sconfitto innanzitutto in primis dal proprio atteggiamento, poi dalle assenze di Haaland e De Bruyne, infine dal palleggio gaudente di Bellingham e compagni. Ah beh, quasi dimenticavano le firme di Mbappé, che fanno rima con gli “olé” che dagli spalti si abbattono sulle truppe cammellate di Guardiola quando mancano più di venti minuti al termine. All’amor proprio del catalano Pep, irriso nel cuore della Nuova Castiglia e alla fine snobbato pure dai fischianti, fa male soprattutto il fatto che il Real smetta a metà ripresa di aggredire l’area della quale Ederson non ha mai avuto le chiavi, a parte un mirabile intervento su Vinicius.

Verdetti, alla fine, uno definitivo e uno in via di perfezionamento: il City è da rifondare, senza ombra di dubbio; il Real diventa per la millesima volta la più seria pretendente per dare una tirata alle grandi orecchie della Coppa.

Il City ci mette la firmetta dell’orgoglio, nel frattempo, bella la punizione che Marmoush che favorisce Nico.

Alla fine, mentre il pallone prepara pigiama e spazzolino da denti perché sa che dormirà a casa di Mbappé, c’è tempo pure per accogliere qualche ghirigoro di Luka Modrić, a testimonianza del fatto che il Real è personificazione di grandezza spalmata lungo i capitoli della propria storia, dove il passato dialoga continuamente col futuro, tramite le ambizioni del presente che continuano a cucire i fili bianchi di una storia infinita.