Thierry Breton invoca il Romania bis in Germania: ora l’Europa decide anche chi vince le elezioni

Thierry Breton, ex commissario dell’Unione Europea, ha recentemente rilasciato dichiarazioni che richiedono una riflessione critica. In particolare, Breton ha fatto riferimento alle elezioni in Germania, affermando testualmente: “Se necessario, faremo come in Romania.” Questa frase sembra alludere alla possibilità di annullare elezioni qualora il risultato non sia conforme agli interessi dell’ordine neoliberale dominante. Il contesto riguarda l’eventuale successo di Alternative für Deutschland (AfD), un partito che, pur non essendo propriamente antisistemico, risulta sgradito ai vertici del potere. Si noti che AfD, per esempio, supporta Israele e non si oppone al capitalismo, dimostrando così di essere più una “anomalia” dell’ordine neoliberale che una forza realmente antitetica. Tuttavia, basta questo disallineamento per subire stigmatizzazioni e ostracismi.

L’annullamento recente delle elezioni in Romania ha spalancato una pericolosa finestra di Overton, rendendo plausibile un futuro in cui elezioni che premiano partiti sgraditi all’ordine liberale e atlantista vengano invalidate. Argomenti già impiegati, come le presunte interferenze russe, potrebbero tornare utili per giustificare tali azioni. Questo fenomeno mostra con chiarezza come l’attuale ordine turbo-capitalistico non solo manchi di sostanza democratica — ovvero la sovranità popolare sulle decisioni pubbliche fondamentali — ma anche di forma democratica, dato che gli esiti elettorali sembrano sempre più revocabili. Paradossalmente, questo sistema continua a proclamarsi democratico, mentre delegittima ogni alternativa come “non democratica”.

Non è la prima volta che emerge questo approccio. Già Günther Oettinger, altro tecnocrate di Bruxelles, dichiarò che i mercati avrebbero insegnato agli italiani come votare, condensando l’essenza dell’orientamento non-democratico della “civiltà dei mercati”. Angela Merkel stessa definì questa logica come “democrazia conforme al mercato”, invertendo il principio per cui sarebbe il mercato a doversi conformare ai valori democratici.

Thierry Breton incarna perfettamente questo paradigma. Ex ministro dell’economia francese sotto Chirac, direttore di grandi multinazionali come Thomson e France Telecom, e in seguito presidente di Atos dal 2009 al 2019, Breton è uno degli esponenti più influenti dell’élite neoliberale. Ha anche promosso il Digital Service Act durante il suo mandato europeo, ulteriore prova del suo impegno nel rafforzare il controllo delle istituzioni finanziarie e tecnologiche sui cittadini. La sua carriera manageriale e politica lo colloca chiaramente all’interno di quella classe dominante transnazionale che utilizza l’Unione Europea come strumento per consolidare il potere delle élite apolidi, a scapito dei lavoratori e dei popoli.

Questa Unione Europea, che Breton rappresenta pienamente, non è altro che una macchina politico-finanziaria progettata per perpetuare il dominio delle classi dirigenti globalizzate, comprimendo le istanze democratiche e subordinando la volontà popolare agli interessi dei mercati sovrani.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro