Sulla riforma Valditara di cui tanto si parla tra giornali e TV c’è bisogno di un parere sociologico oltre che politico. E per il prof Paolo Crepet il discorso prescinde dalla severità o dalla durezza dei voti che vogliono dire bocciatura. Il focus finisce sempre sull’istituzione meno istituzionalizzata del presente, la primaria forma di educazione dell’individuo che condiziona pesantemente tutta la sua esistenza: la famiglia.
Qui le parole del Prof. Crepet da Francesco Vergovich.
“Geni dell’educazione contemporanea”
“Vorrei chiedere a gente di buon senso, non pretendo altro, che cosa farebbero di fronte ad un gruppo di ragazzini che lega il prof alla sedia? E questi geni dell’educazione contemporanea che cosa prevedono? secondo me non prevedono niente, dicono che è stato un momento di defaillance, che hanno l’ansia, non so che cosa potrebbero dire, ma non si può dire che così non va, perché quando c’ero io a scuola così io non potevo fare e non siamo cresciuti male per questo.
La vogliamo smettere con questi genitori smidollati che non sanno dire un no? Che non sanno dire niente. L’unico sì che riescono a dire è quando un ragazzino di 13-14 anni esce alle 11.30 del sabato e Dio solo sa dove va a finire.
Lì riescono a dire di sì. Tutto il resto è difesa assoluta, marmorea. Non vogliono i voti. Non vogliono né quello di comportamento, né quello sulle materie, né vogliono le pagelle, vogliono che siano tutti promossi.
Sapete che ci sono dei licei dove i genitori sono chiamati a fonare i capelli dei figli perché hanno sudato essendo stati a ginastica?
Ma capite in quale manicomio siamo finiti con questi mononeuronici di madri e di padri che vanno col phon perché sennò non ce la fanno? Perché a 12 anni tu non ti fonavi i capelli? Ma io non lo so. E’ roba da matti”.
Sex Roulette
“Allora questa cosa innanzitutto per informazione generale è una cosa che c’è da anni, da alcuni anni.
Me ne parlò il capo della Polizia di Brescia, io non ne sapevo neanche dell’esistenza, questo signore gentilmente ad una cena mi raccontò che cosa avevano scoperto a Brescia. Quindi tredicenni, tredicenni, quattordicenni ragazze che vanno a prostituirsi in feste organizzate ovviamente da adulti in appartamenti di adulti, dove vanno adulti – e che adulti – professionisti della città naturalmente, perché pago pretendo, questa è la nuova filosofia, loro vanno perché si guadagna qualcosa, c’è una sorta di roulette perché dentro questo meraviglioso party, ci sono anche i sieropositivi, aprite bene le orecchie italiani, ci sono pure i sieropositivi, quindi il gioco è fare sesso e non prendersi l’AIDS, così come fare sesso senza precauzioni e non rimanere incinta. Perché chi prende l’AIDS e rimane incinta perde come monopoli. Capito? C’è qualcuno che non gli va questo? E come mai siamo pieni queste feste? Pieni di chi? Di figli di Ergastolani? Ma vogliamo smettere una volta tutti di essere così cechi? Di essere così menefreghisti? Di non sapere neanche dove va tua figlia?”
“E’ scomodo parlare di certe cose”
“Chiedo semplicemente buon senso, tu non ti accorgi che c’è una ragazzina che a 15 anni si mette il rossetto malizioso, la gonna corta in un certo modo? il décolleté in un altro certo modo, non te ne accorgi, sei cieca, non fai due domande che questa torna ad una certa… niente, non ci si accorge più di niente.
Io non sono un moralista, non sono un prete, ho vissuto la mia vita bene in tutte le mie età, ma per carità mi sono divertito. E come? Ma mica sta roba qua! Ma cosa siamo? La società fondata sulle lolita? Qualcuno si ribellerà, qualcuno dirà beh questo è un po’ troppo, no? giocare a sex roulette con una tredicenne e magari tu fai il dentista di 49.
Poi cambiamo subito l’argomento perché la ragazza che ha sotterrato i suoi due figli non è già più cronaca. Ci siamo stufati anche di quello. Perché secondo me era scomodo parlarne, non della ragazza e del suo reato terribile, scomodo di una comunità in cui nessuno si è accorto di niente. Questo è scomodo. Perché riguarda anche voi e me, questo diventa scomodo. E allora ho una buona ragione per tradurlo in cronaca nera che dura 26 ore”.