I due scenari di guerra dopo la morte di Raisi ▷ “Ipotesi sabotaggio? Ecco perché non escluderla”

Shock in Medio Oriente: nella giornata di ieri è morto il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi.
È deceduto nello schianto dell’elicottero in cui si trovava a bordo assieme ad altre figure di spicco del paese, tra cui il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian. Il presidente iraniano si recava nelle zone di confine nordorientali alla città di Tabriz, dove avrebbe dovuto inaugurare una raffineria. Un “problema tecnico” dell’elicottero avrebbe causato il tragico incidente, cruciale e spiacevole evento che colpisce l’Iran e scuote il contesto storico attuale. Non mancano infatti le ipotesi su un possibile attentato alla vita di Raisi. Il sospettato generale di molti è Israele, dato che nel contesto della guerra a Gaza il paese arabo aveva iniziato ad assumere un ruolo non poco rilevante.

Incidente o sabotaggio?
Secondo Davide Piccardo, direttore editoriale de La Luce, non è possibile escludere al momento né la prima né la seconda ipotesi.

Pensare che ci sia qualcosa sotto? Non posso escluderlo per il delicatissimo contesto internazionale, le tensioni che ci sono oggi tra l’Iran e Israele, tra l’Iran e gli Stati Uniti e il ruolo che ha giocato Raisi fino adesso. In una situazione del genere il Mossad ha portato a compimento diverse operazioni, anche di omicidi mirati anche fuori nello stesso Iran, uccisi diversi scienziati importanti che lavoravano al programma nucleare. Detto ciò è un’ipotesi che potrebbe essere come no, potrebbe trattarsi semplicemente di un incidente. Per ora non ci sono elementi per dire con chiarezza che cosa è successo“.

Cosa succede ora

Intanto Mohammad Mokhber ha assunto ad interim la carica di Raisi. Questo fino alle prossime elezioni, che si terranno il 28 giugno.
Da lì in poi gli scenari sulla politica interna ed estera possono variare. “Adesso queste elezioni vedremo che cosa porteranno“, dice Piccardo. “Forse potrebbero portare a una continuità o potrebbero portare anche a una radicalizzazione dell’atteggiamento nei confronti degli Stati Uniti e di Israele“.