Pfizer, è storia nota, nel corso della pandemia ha quadruplicato il suo fatturato.
100 miliardi nel 2022 con un utile di 32 miliardi. Cifre celeberrime e note da tempo. Quello che non era ancora noto erano le condizioni con le quali l’Europa le ha comprate. I messaggi personali tra Ursula Von der Leyen e Albert Bourla sono finiti in un cestino virtuale, e dunque nel dimenticatoio, ma Report è riuscita ugualmente a scovare qualcosa.
Per esempio, com’e che Pfizer ha reinvestito quegli utili?
Si potrebbe sperare in ricerca per nuovi farmaci, e invece no. Sono finiti in realtà in dividendi, quindi agli azionisti. Il CEO Albert Bourla, quando è stato annunciato che la sperimentazione aveva avuto successo, ha incassato 5,6 milioni di dollari in un giorno.
Ma non basta. “Siamo riusciti a vedere quello che c’era nei contratti con le case farmaceutiche, che fine hanno fatto i vaccini, dove sono. Perché noi (Italia) ne abbiamo comprati 4,4 miliardi di euro per 381 milioni di dosi: ne abbiamo somministrate 147 milioni, gli altri li abbiamo buttati e sono conservati“, dice in diretta Sigfrido Ranucci.
“Conservarli costa la bellezza di quasi 400 mila euro al mese, pensate, perché ci vuole poi la catena del freddo“.
Ma un altro punto interrogativo è sul terzo accordo fatto tra le istituzioni europee e farmaceutiche. Pfizer, nel caso specifico.
Il terzo mega contratto di Von Der Leyen firmato a maggio del 2021 favoriva Pfizer a partire dal prezzo di 19,5 euro a dose, aumentato rispetto ai 15 euro previsti dai precedenti accordi. Non si fa fatica a credere che la presidente della Commissione possa essere stata restia a pubblicare quei messaggi.
“Ci siamo resi conto che abbiamo preso più dosi del dovuto a prezzi enormi, di cui una parte dell’eccedente sarà spalmata fino al 2026.
A un’altra ci rinunciamo, ma per contratto saremo costretti a pagare ugualmente le dosi che non avremo mai, però ci hanno fatto la cortesia dello sconto, 10 euro a dose di quelle che non vedremo mai“.
Ascoltate l’intervento da Francesco Vergovich.