MES bocciato: plauso alla Meloni sì, ma attenti alla “coincidenza” col Patto di stabilità

Il Parlamento ha bocciato la ratifica del MES, un successo enorme per il nostro paese, un vero e proprio pericolo scampato.
Il MES era infatti una bomba ad orologeria che era stata piazzata dal governo Monti per conto della finanza internazionale.
Finalmente quella bomba è stata disinnescata.

Dobbiamo dare merito per questo al governo Meloni, qui nessuno ha intenzione di sentire a prescindere da tutto quello che fa il governo: non lo abbiamo mai fatto. Se ci sono cose positive è giusto esaltarle. E credetemi che aver bloccato il MES è una cosa che va senza dubbio nell’interesse nazionale. Però non dobbiamo mai abbassare la guardia, perché come si dice, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Ricorderete infatti che la Meloni ha spesso parlato del MES in concomitanza della riforma del Patto di Stabilità e Crescita, perché sono due misure assolutamente diverse. Due misure che però sono arrivate nella fase conclusiva proprio nel medesimo periodo.

Quindi si è fatto spesso riferimento a quella che viene definita la “logica del pacchetto”, nel senso che l’Italia avrebbe potuto prendere in considerazione la ratifica del MES se l’Europa però avesse accettato le sue richieste in merito alla riforma del patto di stabilità.
Alla fine invece lo abbiamo visto che cosa è accaduto: il patto di stabilità ha avuto il via libera mentre il MES è stato bloccato dall’Italia.
Ora qual è l’anomalia in tutto questo?

L’anomalia è che il governo sta decantando entrambe le cose come un suo successo.
Quindi due sono le possibilità.

O sta mentendo sul patto di stabilità e crescita, nel senso che è stata costretta ad accettare misure che vanno contro gli interessi del nostro paese, quindi poi il governo si è vendicato non ratificando la riforma del MES, respingendo la riforma, perché era ovviamente saltata la logica di pacchetto. Oppure finalmente un governo italiano ha deciso di fare un pacco all’Unione Europea, come i tanti pacchi che l’Unione Europea ha fatto al nostro paese. Ha fatto delle promesse che poi non ha mantenuto dopo aver fatto i propri interessi.

Noi non sappiamo se questa è stata l’idea del governo, una sola cosa sappiamo per certo: il governo Meloni non avrebbe agito contro l’Europa, in primis contro la Germania che voleva il MES, se non avesse avuto le spalle coperte, ossia, possiamo dirlo chiaramente, se non avesse avuto l’assenso degli Stati Uniti. Ma noi lo sappiamo, e lo abbiamo detto tante volte, che gli USA hanno ultimamente, da un po’ di anni, intenzione di indebolire l’Unione Europea a trazione franco-tedesca.

Hanno intenzione di indebolirla per rilanciare un’Europa a trazione polacca.
Principalmente in funzione antirussa ma a questo punto possiamo dire anche in funzione antitedesca.
L’esempio che abbiamo fatto più volte del progetto del Trimarium con la Polonia in testa è assolutamente emblematico.

Il fatto che gli USA con ogni probabilità abbiano contribuito, o comunque il fatto che siano stati accondiscendenti al sabotaggio del Nord Stream da parte degli ucraini, quindi quel gasdotto che portava direttamente il gas russo in Germania, cosa che ha creato problemi enormi e ne creerà in futuro a tutto l’apparato industriale tedesco, ci fa capire che gli Stati Uniti hanno proprio la volontà di indebolire la Germania, cui gli USA probabilmente non perdonano i tanti anni di surplus commerciale dei tedeschi. Così come non perdonano gli stretti rapporti con la Russia soprattutto lo abbiamo detto, nella costruzione dei gasdotti.

Quindi la scelta italiana di bloccare il MES potrebbe inserirsi a pieno titolo in questo contesto: il governo potrebbe aver avuto luce verde dagli Stati Uniti che, in questo caso, però è una luce verde che gioca a nostro favore. E’ una rappresentazione di quel detto “il nemico del mio nemico può diventare mio amico”. Però è qui che noi dobbiamo fare attenzione. Perché un governo che esegue diktat esterni non è mai positivo, anche se per una volta quel diktat esterno che è stato eseguito va nell’interesse proprio.

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