“Fate presto!”, ricordate il caso Britannia? Fu l’inizio dell’ultima tecnica di manipolazione del popolo

Ricordate la Britannia? Fu quella nave che approdò a Civitavecchia, con tutto il gotha della finanza anglo americana, dove venne svenduto il patrimonio pubblico italiano e le banche. Quello loro riuscirono a farlo nel silenzio generale, nella distrazione dei cittadini.
Perché lo fecero dieci giorni dopo la strage di Falcone, quando il popolo era impegnato su altro.
Hanno strumentalizzato quella paura per arrivare ad effettuare il cambiamento del modello politico.
Anni dopo dovevano cambiare il modello economico.
Siamo negli anni della crisi economica, si inventano un virus creato artificialmente nei laboratori dei mercati e lo chiamano “lo spread“.
Vi ricordate? La sera eravamo tutti attaccati a quel differenziale di rendimento, perché ci dicevano che “bisognava fare presto o quel virus avrebbe potuto infettare l’economia“.

Eravamo tutti impauriti da questo andamento dello spread.
Fate presto – titolavano i giornali – bisogna muoversi.
Dovete rivolgervi – ci hanno detto – ai tecnici“, ovvero i famosi virologi dei mercati, perché i tecnici altro non erano che i virologi della finanza dei mercati. Quindi abbiamo accettato di cedere sovranità, di far cadere un governo democraticamente eletto, di essere commissariati dalla finanza internazionale. Perché l’abbiamo fatto? Perché ci hanno spaventati.
Fate presto, c’è il virus. Infetta i mercati. Finiamo nella terapia intensiva dei mercati. Bisogna muoversi. Accettate ogni cessione di sovranità, ma muoviamoci“. E lo abbiamo fatto. Così hanno cambiato il modello economico.
Qualche anno dopo l’obiettivo si è alzato: dovevano cambiare il modello sociale.

C’era dunque bisogno di un virus molto più pericoloso.
Ora, non voglio dire che lo abbiano creato a tavolino, perché qui nessuno fa il complottista.
Da giornalista analizzo le cose come sono ed una cosa è certa: lo hanno strumentalizzato.
Si sono affidati ancora una volta alla dottrina dello shock. “Il popolo è terrorizzato, approfittiamo per cambiare il modello“.
Perché “dovevamo” cambiare il modello sociale? Perché stava emergendo una nuova superpotenza: la Cina.
E le élite occidentali si sono rese conto di una cosa: democrazia e globalizzazione non erano più compatibili.
O comunque democrazia e globalizzazione non potevano competere con globalizzazione e totalitarismo.
Quindi bisognava “cinesizzare” l’Europa. O dovevano cedere il passo o bisognava renderci come loro.
Dovevano mettere da parte la democrazia: come fare?

Hanno strumentalizzato la pandemia. Si è trattato della famosa “decretazione d’urgenza”, e adesso loro sanno che in qualsiasi momento possono comprimere i diritti sociali, possono comprimere le libertà e accelerare per competere con la nuova potenza emergente.
Queste cose sfuggono ai più. Hanno utilizzato la stessa tecnica. E questa volta il virus si chiamava Covid, non si chiamava Spread.
Infettava le persone, non i mercati. La terapia intensiva non era quella economica, era quella degli ospedali.
Ma non guardate queste differenze, guardate quello che hanno fatto alla gente spaventata nel ’92, o ancora nel 2007: è avvenuto sia un cambio del modello economico che un cambio del modello sociale.

Allora ci rendiamo conto che la loro arma è una: la nostra paura.
Senza la paura non sarebbero riusciti ad ottenere nulla, perché l’hanno ottenuto con il consenso popolare.
Con la paura hanno tenuto tutto con l’avallo dei popoli. Hanno invertito l’asse del conflitto.

Il conflitto oggi è orizzontale: popolo contro popolo, No Vax contro Pro Vax, magari nella stessa famiglia, nella stessa scuola, nella stessa compagnia. Conflitto orizzontale anche nel pro Putin contro anti Putin. Pro Ucraina contro pro Russia.
Loro la mettono sempre sull’orizzontale. Perché? Perché nelle dittature passate il conflitto era verticale: c’era il popolo sotto e i dittatori sopra. Quando il conflitto è verticale, i popoli spingono. Perché sanno che stanno subendo dei soprusi, e prima o poi le dittature palesi saltano. È successo col fascismo, col nazismo, con Videla in Argentina, con le dittature sudamericane.
Ora invece non ci accorgiamo che c’è qualcuno da sopra che guida, e ce la prendiamo dunque tra di noi.
Questo asse lo dobbiamo rendere di nuovo verticale.

Come fare? Dobbiamo vincere la paura.
Come si vince la paura? Sono due le cose che ci spaventano.

La prima è qualcosa che non conosciamo: abbiamo paura delle cose quando non le conosciamo.
Se io rimango chiuso in una stanza e non riesco ad uscire ma c’è la luce accesa, il mio grado di paura è minimo, perché so quello che può accadere. So da chi potermi difendere. Se mi chiudete in una stanza buia, il picco di paura è massimo.
Noi dobbiamo portare la luce nelle stanze degli italiani, dobbiamo accendere la consapevolezza di quello che sta accadendo.
Così vinciamo la paura, così li disarmiamo da quella che è la loro arma principale.

La seconda cosa che ci spaventa è il momento quando portiamo avanti una battaglia da soli.
Allora noi dobbiamo creare occasioni di incontro e di confronto, dove possiamo fare informazione e quindi conoscere.
Dobbiamo sapere che non siamo soli, e incontrando tante persone che la pensano come noi ci dà forza.
Se noi riusciamo a sconfiggere la paura, li abbiamo disarmati. Allora vi lancio un appello: tutti insieme disarmiamoli.


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