Il cambiamento climatico è la nuova trappola dopo il Covid ▷ “I giovani non lottano per la libertà”

Al giorno d’oggi esiste una corrente di pensiero che vorrebbe l’uomo colpevole dei repentini cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro Paese negli ultimi mesi. Il climate change è sulla bocca di tutti, quotidianamente si può incontrare un esperto che dalle tv o dai giornali attacca e colpevolizza i cittadini riguardo ad abitudini sbagliate che provocherebbero catastrofi. Lo stesso discorso lo abbiamo sentito in pandemia, dove coloro i quali non si fossero vaccinati, secondi gli esperti dei salotti tv, sarebbero poi morti o avrebbero addirittura potuto nuocere alla salute altrui.

Il tempo e la realtà hanno smentito le teorie apocalittiche sul Covid, eppure molti, soprattutto tra i giovani, non si interrogano sul perché di alcuni fenomeni e soprattutto sul perché di alcune imposizioni. Lo segnala Fabio Duranti che si chiede perché “i giovani non si interessano, perché non hanno più la capacità critica? Come possono accettare questo? Dalla pandemia al clima…”.

La risposta a questa domanda prova a fornirla Alessandro Meluzzi: “La libertà è scomoda, la libertà richiede pensiero. E la libertà non è mai stata al vertice dei desideri degli esseri umani, né delle micro-elitè né delle masse. Noi dobbiamo fare questo lavoro di controinformazione che parte da molto lontano e allo stesso tempo stesso offrire dei nuovi ideali ai giovani che li seguono, che non siano le cazzate alla Greta Thumberg. Dobbiamo riportarci alla dimensione nella quale i giovani possano capire la libertà intellettuale, la libertà personale, la libertà individuale, l’intangibilità dei corpi. Quest’ultima non può essere toccata da nessuno, è una una delle poche cose, secondo me, universalmente condivisibile. E io, per esempio, sto vedendo molti giovani genitori che adesso si stanno ponendo per la prima volta la domanda sugli 11 vaccini della Lorenzin e che non se la ponevano prima“.