I prezzi salgono, i consumi scendono e la recessione è ormai alle porte, perfino secondo Il Sole 24 Ore. Ancora una volta a confermare il calo della produzione industriale è l’Istat, che evidenzia la maggiore problematica in riferimento a questo scenario. L’inflazione alle stelle e l’emergenza energia, dopo aver colpito la fiducia dei consumatori e delle imprese e le vendite al dettaglio, fanno sentire il loro peso anche sulla produzione industriale, rallentando per il terzo mese consecutivo il comparto. Dati alla mano, l’indice complessivo, corretto per effetti di calendario, diminuisce a novembre 2022 in termini tendenziali del 3,7%. I giorni lavorativi di calendario sono stati 21, come a novembre 2021. Sono cresciuti soltanto i beni strumentali dell’1,8%. Diminuiscono invece i beni di consumo meno 2,6% i beni intermedi, meno 5,2%. In misura molto marcata l’energia, meno 16,2%. Questo è il risultato, tuttavia di una politica europea che non è stata in grado di di controllare un’inflazione sempre più fuori controllo e che ha portato per gli italiani un costo della vita molto alto senza un aumento salariale adeguato. Ora io qui, in merito all’inflazione, ricordo a tutti che l’inflazione nasce semplicemente per un contrapporsi delle forze del mercato della domanda e dell’offerta e che deprimere la domanda, non creare posti di lavoro, deprimere le imprese, cioè tenere bassa la cosiddetta domanda interna dei paesi, è sempre una scelta scellerata e sbagliata.

Il vero problema qui non è l’inflazione, ma la deflazione e soprattutto la stagflazione, cioè il fatto che ormai siamo, come io vi annunciavo da tempo, in una situazione nella quale scendono sostanzialmente le imprese, i lavoratori, gli stipendi, gli investimenti e crescono i prezzi. Quindi la situazione è paradossale, è una situazione di politiche monetarie completamente sbagliate e politiche economiche completamente sbagliate, a partire dal pensare però politicamente che sia giusta l’indipendenza finanziaria della Banca centrale. Una banca centrale, invece, non deve essere indipendente, ma deve essere dipendente dalla politica. Questo è il nodo centrale della questione che nessun politico affronta, perché non sentirete mai nessun politico fare questi ragionamenti, perché altrimenti verrebbe tirato per la giacchetta. Questo è il punto nel quale mettere il dito nella ferita. Noi non possiamo avere una Banca centrale europea indipendente dalla politica dai Governi e dei Parlamenti perché altrimenti è dipendente da qualcun altro, solo che non sappiamo chi. Buona economia umanistica.

Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene, con Valerio Malvezzi