Così leggiamo su Repubblica, rotocalco turbo mondialista, voce del padronato cosmopolitico. “Covid? Una ricerca confronta sette vaccini, più reazioni avverse con quelle mRNA”. Questo il titolo dell’articolo di Repubblica che spiega come da una ricerca affiori limpidamente come dal confronto di sette differenti vaccini affiori limpidamente come più reazioni avverse si hanno con i vaccini di tipo mRNA. Ora, quel che stupisce di questo articolo è che di fatto Repubblica parli apertamente di reazioni avverse in relazione ai vaccini e di più specificando che dallo studio in questione emerge come siano quelli mRNA a generare maggiori reazioni avverse.

Si tratta di tesi, parole, espressioni che fino a qualche mese addietro mai si sarebbe potuto immaginare di ascoltare presso i professionisti dell’informazione, presso le fonti autorevoli, presso, diciamolo pure, i monopolisti della parola, i padroni del discorso, e che ora, con una strambata, di fatto finiscono per rientrare anch’essi nel club dei complottisti che osano addirittura parlare di reazioni avverse in relazione ai vaccini. Perché poi è proprio questo il punto fondamentale. Quando fece la sua divina epifania, il siero santissimo, e sempre laudando, il vaccino contro il Covile che apparve in effetti in pompa magna come un sacramento di una religione importante, salvifica, ebbene, subito tutti gli organi di informazione fecero a gara per smentire anche solo l’ipotesi che si desse la possibilità di reazioni avverse legate al vaccino. Si diceva, nemmeno troppo obliquamente, che a sostenere tesi siffatte erano soltanto i complottisti, i nemici della sacra scienza, i portatori di visioni arcaiche non ancora inserite nella splendente, raggiante modernità illuminata dalla scienza sempre splendente.

Ebbene, adesso si ammette apertamente che esistono le reazioni avverse, che non sono un ens immaginationis e che anzi, in relazione ai vaccini se ne hanno ancor di più se si utilizzano i vaccini a mRNA, come per inciso, sono stati soprattutto quelli legati alla epidemia del coronavirus e alla malattia della covid-19. Insomma, come sempre accade, le cose cambiano rapidamente e quella che fino a ieri era una tesi inammissibile dall’ordine del discorso, ora timidamente comincia a farsi plausibile. E temiamo letteralmente che un domani possa diventare una tesi ritenuta valida e con il riconoscimento di molti più effetti avversi di quelli finora non riconosciuti.

Del resto l’abbiamo detto: era puro pensiero magico quello per cui dopo aver contratto il virus se si moriva, si moriva necessariamente a causa del virus, laddove se si moriva o si avevano effetti gravi dopo aver subito il vaccino in quel caso mai era a causa del vaccino. Era la logica a essere mortificata, dacché nel primo caso valeva la legge del post hoc ergo propter hoc, nel secondo caso non valeva mai. Insomma, due eguali opposti che egualmente finivano per suffragare l’ordine del discorso dominante, funzionale al Leviatano tecno sanitario e al suo stato di emergenza permanente. Del resto, l’abbiamo detto più volte e non ci stanchiamo di ribadirlo: i vaccini non servono a porre fine all’emergenza epidemica, ma sono essi stessi parte integrante di questa emergenza, pensata per essere un’emergenza infinita. Una emergenza che ha di fatto normalizzato lo stato d’emergenza e con esso lo stato d’eccezione.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro