Può essere il suo ultimo Natale, ma probabilmente sarà senza i suoi cari. Parliamo di un paziente preterminale a cui verrà negato di vedere i suoi parenti per il solito, obsoleto motivo: l’essere sprovvisti di green pass.
Non basta che il Governo abbia anticipato (teoricamente al 27 dicembre, ma non c’è ancora certezza) la fine delle misure restrittive per le strutture sanitarie, figurarsi il prendere atto di essere alla Vigilia di Natale. In questa telefonata registrata da Raffaele Varvara, presidente del comitato di Sana e Robusta Costituzione, l’infermiera di una RSA di Lecco erge un muro. Colpa del tanto disordine e del margine di discrezionalità ancora oggi lasciato alle strutture sanitarie. Margine che può costare caro. Ad esempio uno degli ultimi Natali coi propri cari.

Sul caso ci sono già gli occhi puntati delle istituzioni. Già interpellato il consigliere della Regione Lombardia Piccirillo e l’assessore al Welfare Parisi, senza contare la Questura di Lecco, con cui pure stanno interloquendo i pionieri dell’operazione ‘riapriamo le porte’: pena, la mobilitazione di fronte alla struttura ospedaliera.

Il comunicato di ‘Riapriamo le Porte’

Gentile direzione sanitaria,

Apprendiamo della segnalazione di una persona che non riesce ad accedere nella vostra struttura per dare gli auguri di buon Natale al suo papà, neanche con GP da tampone negativo.
Data la fragilità dell’ospite che versa in condizioni pre-terminali per il quale potrebbe essere l’ultimo Natale della sua vita,
Ricordato che l’emendamento per l’abrogazione del green pass è già stato approvato in commissione sanità al Senato,
Rilevata l’agghiacciante, totale mancanza di umanità e di buon senso nelle condotte professionali dei suoi collaboratori, anche in questo periodo di festa,
Richiesto un tentativo conciliativo da parte della direzione generale al Welfare di regione Lombardia nonché da parte della questura di Lecco,
Con la presente pretendiamo un’ immediata risoluzione del caso: domani la signora deve accedere al letto di suo papà, in caso contrario saremo costretti a innalzare il livello delle nostre rivendicazioni, anche ricorrendo alla mobilitazione diretta dei nostri attivisti sotto la vostra casa di “cura”.

Operazione “Riapriamo le Porte”