Nonostante la larga maggioranza e il Governo appena insediatosi, con tanto di viceministri e sottosegretari, c’è chi teme che siano proprio gli alleati di Giorgia Meloni, non i suoi avversari, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, a far cadere questo esecutivo. “Nessuno dei due ne è in grado”, commenta Marco Antonellis, direttore del Giornale d’Italia. “Faranno il solito tira e molla per avere visibilità. Per piantare qualche bandierina. Salvini è già ben messo per avere le cose che piacciono a lui, ma nessuno può permettersi di far cadere il governo perché questo causerebbe la sparizione di entrambi dalla scena politica. Insomma, insieme non fanno il 16%. Non gli conviene andare alla rottura. Tirano la corda fino a che possono, fino a che Giorgia Meloni glielo permette“.

Ma se vanno al voto”, prosegue Antonellis,“stavolta Lega e Forza Italia rischiano di sparire dai radar, quindi si limiteranno al solito tira e molla. L’abbiamo visto 10.000 volte. Certo, nel tira e molla generale il rischio che poi a qualcuno scappi la frizione c’è. Escluderei epiloghi di questo tipo, almeno per il momento”. Ma i problemi di Giorgia Meloni, quelli veri, verranno da marzo. “Lei ha già dato garanzie in questo senso, lo verranno da Bruxelles per la parte economica e da Washington per la parte politico militare. Ma lei lo sa, e non mi pare che voglia pestare i piedi a quei signori lì. Poi con Salvini e Berlusconi avrà vita facile”.

L’importante, però, è che la strada sia quella più giusta per il Paese. “Lei l’ha detto chiaramente, peraltro con molta intelligenza, che non si possono mantenere le promesse elettorali: non ci sono i soldi per fare tutto. Di fatto ha smentito 3/4 della campagna elettorale. Meglio che lo dica lei prima che glielo dicano gli altri”. A questo punto, però, si aprono altre considerazioni: “Allora che cosa hai raccontato in campagna elettorale? Che cosa ha raccontato Salvini in campagna elettorale? Fuffa. Questo è il punto, è chiaro che i delusi saranno molti, nei prossimi mesi”.

Contemporaneamente all’ascesa di questo Governo, è nata una piccola polemica riguardo a una conduttrice del Tg2 che si è presentata con il Crocifisso e il rosario al collo in diretta. Carlo Freccero ha definito la cosa un segno del tempo, sebbene la stessa lo avesse già fatto in altre occasioni, in passato. “Freccero a Rai la conosce bene, è sicuramente vero che dipende dalla fase storica in cui siamo. Se stai alla Rai, segue il potere, ma così come anche le forze dell’ordine seguono il potere… Insomma, quelle manganellate all’università ai ragazzi che contestavano Capezzone non arrivano per caso. Diciamo che certi ambienti sono dei veri e propri censori. C’è quasi un riflesso del potere in certe situazioni rispetto a certi ambienti, a certi poteri. Dopodiché, però, se la conduttrice vuole mettere un crocifisso non ci vedo niente di male”.

Capitolo Gianfranco Fini. L’ex leader di Alleanza Nazionale, padre politico di Giorgia Meloni, è tornato a far parlare di sé in seguito a una lunga intervista concessa alla trasmissione “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata. Tanti i temi toccati, e a qualcuno è tornato il desiderio di un suo ritorno in campo. Per Antonellis, però, non accadrà: “Ormai ha fatto il suo tempo, anche se può dare un contributo filosofico, ma ognuno poi è figlio del suo tempo”. Sempre sul fronte centrodestra tengono banco le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, critico sul 25 aprile e sulla sua celebrazione. “Deve essere più prudente quando parla, è il Presidente del Senato. C’è una tradizione di presidenti del Senato e della Camera, tutte persone che nell’esercizio delle loro funzioni sono sempre stati molto riservati, molto prudenti, poche interviste e molto pensate. Dovrebbe seguire questo esempio perché poi alcune cose è facilissimo, a torto o a ragione, che vengano strumentalizzate. Insomma, la smetta di partecipare alle riunioni di partito. Questo è fondamentale. Il Presidente del Senato come quello della Camera, deve non solo essere ma anche apparire imparziale. E oggi è la società dell’apparenza. È importante non andare a via della Scrofa: per tornare a Gianfranco Fini, quando lui era presidente della Camera, pur restando capo di An aveva totalmente staccato le due funzioni, non diceva più mezza parola, né si interessava più alla vita di partito. E poi, comunque il 25 aprile lo deve celebrare perché è una festa dello Stato. La festa della Liberazione è una festa ufficiale, lui è la seconda carica dello Stato. Cioè, parliamoci chiaro, se per un qualsiasi motivo l’attuale capo dello Stato dovesse star male, La Russa diventa Presidente della Repubblica e facente funzioni, cioè farebbe le funzioni del Capo dello Stato. Non è uno scherzo: deve mettere nel cassetto le sue opinioni personali”.