Leggo su La Stampa, in data 27 ottobre 2022, un titolo che davvero attira la mia attenzione e non potrebbe essere altrimenti, invero. Così dice La Stampa di Torino: “Guerra in Ucraina. La Nato rinforza tutte le basi europee: per Natale anche l’Italia sarà dotata di nuove testate nucleari potenziate”. “La bomba in questione” scrive ancora La Stampa “si chiama B61 dodici, un esplosivo che viene lanciato dall’alto da bombardieri e aerei da combattimento”. L’articolo, firmato Tommaso Carbone, ci spiega in sostanza che il bianco natale del 2022 potrà caratterizzarsi per la presenza, anche in Italia, di nuove testate nucleari potenziate.

Stupisce davvero l’effetto adiaforizzante, ossia di indifferenza, di attutito senso di noncuranza che caratterizza e accompagna articoli come questo che ormai sono la nostra quotidianità. Articoli che, in maniera disinvolta, ci spiegano che anche in Italia arrivano armi nucleari potenziate come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo, mentre i lettori leggono distrattamente queste notizie come se fossero del tutto fisiologiche, come se fosse una normalità. Degna di essere accettata così com’è, senza pensarci troppo.

E invece, senza che ce ne accorgiamo, stiamo precipitando nell’abisso. Se non ci siamo già integralmente si intende, dacché di fatto un poco alla volta, ma in tempi sempre comunque molto rapidi, stiamo finendo integralmente nel bel mezzo di una guerra mondiale combattuta. Una guerra mondiale che vede protagonista anche l’Europa in quanto servo di Washington, in quanto colonia della civiltà del dollaro. E l’Italia naturalmente in primissimo piano, costellata com’è di basi statunitensi che rendono di fatto l’Italia, più che un Paese sovrano, autonomo e libero, una semplice portaerei statunitense nel Mediterraneo. Davvero la guerra ormai è davanti ai nostri occhi e ci siamo dentro per colpa della nostra subalternità a Washington. Ben altra sarebbe dovuta essere la strategia dell’Europa. Se essa Europa fosse vagamente autonoma. Avrebbe dovuto essere la parte della ragione e del logos, della trattativa e della diplomazia, non della guerra a tutti i costi. E invece questa è la via che si è scelta. Si preannuncia davvero, mi perdonerete per l’uscita un Natale col botto, figuriamoci. Poi i botti di Capodanno, Cosa potrebbero essere quest’anno? E la messa di Natale che si chiude usualmente con scambiatevi un segno di pace, potrà essere davvero paradossale per più aspetti.

Viene davvero da pensare ancora a quella frase che da due anni e mezzo viene pronunciata con una certa volontà di rassicurare, che in realtà produce effetti ben diversi: Andrà tutto bene. Ricordate quando veniva pronunciata con ebete euforia sui balconi di tutta Italia? Ricordate quando veniva pronunciata proprio mentre si cominciava a precipitare nell’abisso? Andrà tutto bene? Sì, ma per chi? Esattamente? Per chi andrà bene? Per i soliti, per i grandi agenti del capitale, per i padroni del mondo, non certo per i popoli, non certo per le classi lavoratrici, non certo per i ceti medi. Una cosa è certa viviamo in tempi sempre più inquietanti e sempre più lugubri. In tempi interessanti, come ha detto il filosofo Slavoj Zizek, dove i tempi interessanti sono quelli catastrofici in realtà, quelli che preannunciano tragedie di ogni tipo. E noi ci siamo già dentro, forse senza nemmeno accorgersene perché l’effetto adiaforizzante, proprio dei giornali e dei media, produce anche questo effetto: quello per cui troviamo normale e leggiamo con disattenzione notizie come questa, troviamo normale che arrivino testate nucleari potenziate anche in Italia.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro